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Da Stazzema alla Liguria, una raccolta firme per una legge contro propaganda fascista sui social

Perché i cittadini italiani chiedono una legge che punisca i responsabili di propaganda fascista e nazista

Lo scorso 27 febbraio, a Savona, si sono raccolte le firme a favore dell’approvazione di una legge che punisca chiunque faccia propaganda di contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco. La proposta prevederebbe una condanna di reclusione che andrebbe dai sei mesi ai due anni, pena aumentata del doppio se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici. La legge, nata come iniziativa del sindaco di Stazzema Maurizio Verona, in Toscana, è sostenuta dal Partito Democratico e sembra stia ricevendo grandi riscontri da parte della popolazione.

Ma la domanda che sorge spontanea è: perché si è sentito il bisogno di promuovere tale legge? Si è soliti pensare, soprattutto tra le nuove generazioni, che il tema del fascismo sia superato, cosa vecchia che non ci riguarda più. In tal caso nulla giustificherebbe la necessità di una legge che tuteli da atti di propaganda. Come insegna Giovanni Giolitti, però, “le leggi devono tener conto anche dei difetti e delle manchevolezze di un paese. Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche all’abito”. Per cui, se nasce una legge, forse è perché è sorto un problema nel sistema. La Costituzione della Repubblica Italiana, già con la XII disposizione transitoria e finale, vieta la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista, ma è evidente, anche per i cittadini, che questo non basta. Vediamo ora nel dettaglio il perché.

Mentre il paese celebrava i 75 anni dalla Liberazione, lo scorso 25 aprile, sono stati numerosi i casi di atti vandalici ai danni di monumenti dedicati alla memoria di partigiani e membri della Resistenza in tutta Italia. In provincia di Genova si sono trovate tre svastiche su alcune lapidi, ad Ozzano dell’Emilia, invece, simboli inneggianti al fascismo sul Monumento ai Caduti, a Bologna sono risuonati slogan anti-partigiani, ad Acilia è stato dato fuoco alla corona di alloro che era stata posta sotto a una targa commemorativa, a Verona, infine, una bandiera della Repubblica Sociale Italiana con aquila e fascio littorio è stata issata su un pennone. E la lista potrebbe continuare. 

Com’è possibile che, nonostante la Costituzione preveda sanzioni detentive anche per i colpevoli del reato di apologia, atti di quel tipo siano ancora commessi e spesso non vengano neanche puniti? Probabilmente le scappatoie alla legge sono troppe? È per questo, probabilmente, che adesso è la popolazione a scendere in prima linea per fronteggiare il fenomeno. Il fascismo e il nazismo non sono cose del passato, sono attuali e presenti nel quotidiano.  Con la legge contro la propaganda l’intenzione di chi si sta mobilitando è quella di fare un passo verso la loro estinzione.

Claudia Destefanis, 3E