Ma parla come mangi!

Qualcosa che può sembrare molto controverso, molto anche contro-intuitivo, è il fatto di chi utilizza delle parole difficili inutilmente. Il che va contro tutto quello che abbiamo immaginato sin da bambini, no?
Pensiamo a Pantalone (maschera veneziana), il dottorone che snocciola le parolone tutte difficili e noi che siamo ignoranti diciamo: “Wow! Ma quanto è studiato”, “Quanto è scienziato questo dottor Pantalone!”, e noi invece non capiamo niente. Ecco, dal punto di vista comunicativo, se il tuo pubblico percepisce che ti stai esprimendo in modo difficile, complicato, astruso… c’è qualcosa che non va!
Partiamo dalla cosa più importante nella comunicazione: il tuo pubblico. Tu devi sapere qual è il tuo pubblico, a chi stai parlando. Facciamo un esempio: sono un produttore di post-it, se io vado al convegno annuale dei produttori di carta, ecco, dovrò utilizzare delle parolone difficili sulla carta. Parole che adesso sparo a caso: “La godronatura della carta”, “la zigrinatura della cornice di un foglio di carta”. Ma perché lo devo fare? Perché il mio pubblico è quello di colleghi, di produttori di carta, di gente che parla di carta e si occupa di carta per tutto quanto il santo giorno, quindi ci sono delle parole molto precise per indicare dei processi molto precisi e io so che utilizzandoli dico esattamente quella cosa e che il mio pubblico mi capisce. Se invece devo fare un documentario per spiegare quanto lavoro c’è dietro ogni singolo foglio di posti-it, ecco, magari eviterò di utilizzare delle parole molto difficile oppure se sono costretto a queste parole difficilissime per la “godronatura della carta”, ecco, spiego che cos’è la godronatura che nel caso specifico la godronatura non ha niente a che vedere con la carta, è un processo che si usa nell’industria degli utensili, quindi ho proprio buttato una parola strana/difficile a caso ed è proprio quello il punto, oltre al pubblico bisogna pensare anche al contesto in cui lancio il mio messaggio. Devo esprimermi nell’orale? (Cioè quindi devo fare un discorso proprio parlato), oppure devo scrivere? Oppure è un discorso registrato?

Insomma bisogna tenere conto di tutte quante queste sfaccettature; se ti esprimi in modo oscuro Oltre a non sembrare intelligente sembri anche una di quelle persone che ha un pochino troppo le mani in pasta. Una persona le cui espressioni sono comprensibile, è una persona che ispira anche più fiducia e oltre alla scelta delle parole è anche la sintassi che determina quanto chiaramente ti esprimi o meno. Per sintassi intendo semplicemente l’ordine delle parole all’interno di una frase, oppure come le frasi sono legati tra loro, la scelta di tenere le frasi magari più concise, più chiare invece di tenere una frase lunghissima che magari inizia con un inciso, con una subordinata, scombinare protasi ed apodosi; dove la protasi è la prima parte di un periodo ipotetico (esempio: “Se vado lì”, l’apodosi è, “Mi diverto”), quindi, quando voglio impiastricciare un discorso inizio a dire: “Se io che sono molto intelligente, voglio esprimermi come, d’altronde, mi hanno sempre insegnato, perché è molto importante sapersi esprimere bene e tenere conto di quello che dicono i propri insegnanti…”, perdo qual è la testa del mio discorso e poi non riesco a concludere, e questo il pubblico lo sa, questo il pubblico lo nasa; quindi se vuoi esprimerti in modo semplice utilizza delle parole semplici, esprimiti in modo chiaro, utilizza delle parole comprensibili per il tuo pubblico. Questo non vuol dire essere semplicistica, significa che hai esattamente chiaro che
cosa può capire il tuo pubblico e ciò che il tuo pubblico magari non può capire in un modo in un’altra lo spieghi, tieni le frasi snelle, uniscile bene e soprattutto mantieni una struttura tendenzialmente chiara: soggetto, verbo, oggetto, punto. E si ricomincia, con una nuova frase. Se proprio c’è bisogno di fare un inciso e, quindi, allungare la frase in un modo o nell’altro fallo ma fai attenzione! Ultimo (ma non per importanza) il tono di voce è tutto, sia nell’orale, sia come si dice anche in marketing: “nello scritto”.
Sbagliare il tono di voce nella comunicazione è un errore grave perché spesso il pubblico si ricorda non tanto del contenuto di un discorso ma del modo in cui questo discorso viene offerto.

Insomma, il pubblico non si ricorda del “cosa” ma del “come”. Parlare bene, parlare in modo ordinato implica che alla base di questo parlare c’è anche un pensare bene, un pensare in modo ordinato; e chi pensa bene, vive bene! In conclusione, non dimentichiamoci che la lingua è l’essenza del pensiero.

Lorenzo Di Dio
V DSA
Enrico Boggio Lera