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Speriamo che sia femmina, la condizione della donna in India

Jyoty Chauhan è una ragazza di 26 anni che tiene amorevolmente in braccio la sua bambina Tanya. Ha uno sguardo felice, perché avere un figlio è una gioia o, meglio, dovrebbe esserlo.
Eppure, non è così scontato perché in India accade spesso che la nascita di una bambina venga vissuta come una disgrazia. E, ancora peggio, non è così raro che persista la pratica dei cosiddetti “aborti selettivi”, praticati al solo scopo di impedire a una bambina, proprio perché è femmina, di nascere.
Le ragioni di questo fenomeno sono certamente molto complesse e puntano il dito anche contro la credenza che vede le ragazze come un peso per le famiglie. Un censimento del 2011 ha rivelato che c’erano solo 918 ragazze per ogni 1000 maschi e si parla di 12 milioni di donne che mancano all’appello.
Le giovani, una volta sposate, andranno a vivere nella casa del marito e per i genitori con sole figlie femmine si prospetta un futuro fatto di solitudine e privo di aiuti soprattutto economici, per questo oggi le famiglie vogliono e desiderano un figlio maschio. In India, associazioni come ActionAid, lavorano per assicurare alle donne il rispetto dei loro diritti, si battono perché anche loro possano avere un lavoro retribuito e perché possano ricevere lo stesso salario degli uomini. Favoriscono la creazione di micro-imprese come sartoria, cucito, fabbricazioni di tessuti e manufatti artigianali, in modo da renderle economicamente e socialmente autonome.

Sofia  Leonardi, III M