Studentesse a confronto su diritti LGBTQ+ – Intervista

Studentesse a confronto su diritti LGBTQ+ - Intervista

 

Roma, 5 Marzo 2021

Intervista a Clara Guattari

Oggi sono qui con la mia amica Clara Guattari, una ragazza diciassettenne che frequenta il liceo classico, per sentire cosa ha da dire riguardo la comunità lgbtq+ .

-Ciao Clara! Ben trovata!

Clara: Grazie! È un piacere essere qui!

-Anche per me! Oggi volevo parlare con te della comunità lgbtq+. Secondo te, le persone che fanno parte dell’lbgtq+ community, hanno davvero bisogno di una comunità a parte per far sentire la loro voce?

Clara: Secondo me si, è importante che si sia venuta a creare questo tipo di comunità anche per una questione di identità, visto il momento storico in cui è stata creata. Effettivamente non c’era modo per delle persone omosessuali di far capire alla gente che essere omosessuale è una cosa normale perché appunto c’erano troppi pregiudizi. La comunità lgbtq+ invece è formata da più voci ed è più facile ascoltarle. Per me quindi è importante riconoscersi in una comunità così.

-Sono d’accordo con te! Ricordiamo che la comunità lgbqt è nata negli anni ’70, periodo storico già di per sé difficile. La situazione fu poi aggravata dalla diffusione del virus HIV, frutto di pregiudizi in quanto malattia affibbiata alle prostitute, ai gay e ai tossicodipendenti.
La comunità lgbtq+ dunque può essere come una seconda casa per le persone che ne fanno parte, ma è altrettanto importante sapersi confrontare con la realtà di tutti i giorni. Secondo te, è davvero necessario fare coming out? Se sì, quando sarebbe il momento migliore?

Clara: Secondo me non è necessario fare coming out adesso, in questo periodo storico, perché la sessualità deve essere una cosa che una persona deve vivere con serenità e deve rimanere intima. Alla fine la sessualità riguarda solamente la persona che la vive e con chi la vive. Ora come ora, anche il gesto del dichiararsi omosessuale è qualcosa che deriva dai pregiudizi. Per quale motivo ti devi dichiarare se la sessualità è una cosa normale? Perché c’è una base di discriminazione. Una persona etero non va a dire in giro che è etero. Poi però è ovvio che ad un certo punto si arriva a fare coming out per necessità di far vivere bene le persone. Per quanto riguarda l’età è come perdere la verginità, non bisogna avere ansia e viverla come un malessere. È a discrezione completa della persona in questione.

-Condivido, infatti in fondo siamo tutti esseri umani e non dobbiamo rendere conto della nostra vita agli altri, soprattutto se sono persone non intime.
Credo che siamo un po’ tutti d’accordo con l’affermare che fare coming out con i propri amici sia abbastanza semplice. Con i genitori invece?

Clara: Con i genitori è difficile perché comunque loro, parlando per la nostra generazione, vengono da un’epoca che non ha normalizzato l’omosessualità. Per esempio, se io andassi dai miei genitori a dire loro che sono lesbica, per quanto possano essere comprensivi, ci sarebbe sempre quell’eteronormalità di fondo. Bisogna ricordare da quale epoca vengono, nella quale se eri omosessuale non eri visto bene. Inoltre, avere una figlia lesbica o un figlio gay significherebbe chiudere un albero genealogico. C’è una ricerca della famiglia perfetta in cui non c’è niente di storto, e alcuni genitori, pur di averla, sbatterebbero i propri figli fuori di casa. Chissà come vivranno la sessualità i nostri figli che hanno totalmente interiorizzato la sessualità come cosa normale. Forse diventeranno tutti pansessuali.

-Credo che se questo dovesse diventare la realtà del futuro, ci sarebbe un miglioramento generale della personalità di massa, grazie al fatto che le persone pansessuali guardano le caratteristiche interiori di una persona e non si fermano all’apparenza dell’aspetto fisico. Cosa pensi dei gay pride invece?

Clara: Come ragazza diciassettenne ti rispondo che è una figata pazzesca, però a livello di simbolo penso sia una cosa positiva in generale, per una questione di celebrare l’amore, non come una cosa idilliaca, come in Casablanca per esempio. L’uscire dal tabù per l’amore carnale senza limiti della sensualità, della questione del proprio corpo che troppe volte è oggetto di disagio. Il simbolo di andare in piazza a ballare mezzi nudi è una liberazione da pesi che anche una persona etero cisgender si porta addosso. È importante dal punto di vista dell’amore universale, non solo dell’amore lgbtq+, che però si è fatto portavoce dell’amore senza frontiere, diverso, poliamoroso. Per me la cosa che più conta del pride è il fatto che dovrebbe essere proiettato su tutto, perché l’amore è uno.

Alcune persone invece pensano sia una cosa per mettersi in mostra; secondo te, è necessario avere anche un etero pride?

Clara: Secondo me assolutamente no perché la comunità lgbtq+ è nata a causa di continue discriminazioni che hanno portato queste persone a formare una comunità per far sentire la propria voce. Gli etero non hanno bisogno di ciò, e questo si collega anche al razzismo. È un dato di fatto che gli uomini bianchi etero cisgender occidentali siano avvantaggiati dalla società e quindi non hanno alcun tipo di bisogno per creare un etero pride, anzi, dovremmo prendere dal gay pride l’amore visto come una cosa fluida, senza tabù. È una cosa per mettersi in mostra sì, ma necessaria e che non comporta nessun tipo di danno alle persone, come per esempio comportano altre associazioni che non riguardano il lgbtq+.

-Purtroppo è vero che il bianco etero cisgender è privilegiato, quando in realtà tutti dovremmo essere visti alla stessa maniera, ovvero come persone che amano.
Mi ha fatto molto piacere questo confronto con te, utile per capire meglio il tuo punto di vista che sicuramente hanno anche tante altre persone. Grazie di essere venuta!

Clara: Grazie a te. Alla prossima!

Bucur