Alle prime luci di ieri, il Nucleo Operativo della compagnia dei Carabinieri di Fontanarossa (Catania), ha eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere ad altrettante persone resesi responsabili a vario titolo, dei reati di truffa, estorsione ed ancor peggio, violazione di sepolcro e dispersione di cadavere.
L’affare era semplice, redditizio ma macabro. Era proprio un insospettabile, funzionario del servizio cimiteriale di Catania, W.S., ad aver messo su una vera e propria banda fatta da colletti bianchi e maestranze. Il funzionario agganciava la vittima e dietro una serie di raggiri che gli consentivano di mettere le mani su discrete somme di denaro versate da ignari richiedenti, commissionava lavori edili a ditte che venivano imposte per la realizzazione delle stesse. Il gioco era facile: chi aveva la necessità di un posto al cimitero per un caro defunto, si rivolgeva all’infedele funzionario versando nelle sue casse, somme che talvolta superavano i tre mila euro; il “buon” W.S., intascava il denaro e restituiva come ricevuta, finti versamenti. I lavori poi venivano affidati a degli operai che spalleggiavano il funzionario e che, dietro ad un sicuro pagamento da parte dello stesso, garantivano velocità di esecuzione e posti sicuramente disponibili. Ma come è possibile avere sempre posti disponibili in un cimitero che vanta più di venti mila sepolture? Cosa ancor più facile! L’astuta banda aveva escogitato una manovra raccapricciante: bastava individuare vecchie tombe e, senza alcun rispetto, su chi vi riposasse, le svuotava per poi gettare (non si sa dove) i resti rinvenuti, in barba ad ogni decenza umana, nonché sanitaria. Le accuse hanno portato ieri tutti i responsabili a varcare la porta del carcere di Piazza Lanza, in attesa di giudizio. I legali delle famiglie vittime presenteranno nelle prossime ore una richiesta di risarcimento al comune di Catania che prende le distanze su quanto è emerso.
Mattia De Francisci, III M