Covid-19: la nuova piaga mondiale

Era il mese di Febbraio del 2019.

Imperversava  su tutti i telegiornali la notizia che un virus, si stesse diffondendo in tutto il mondo e che il contagio portava conseguenze gravi, se non mortali. Si trattava di una  polmonite anomala manifestatasi in una città popolosa della Cina Centrale, ma poco conosciuta. Una notizia tutto sommato inizialmente quasi insignificante, che cresce di intensità giorno per giorno. Nuovi contagi in tutto il Paese. Morti. Immagini drammatiche sui social network cinesi. Persone che chiedono aiuto dai balconi. Era iniziata l’era del COVID 19. Sembrava un fenomeno isolato, ma un giorno di inizio Marzo l’Italia é il primo paese ad accorgersi che il nuovo Covid ha attraversato ogni frontiera e fa più male di una semplice influenza.

Questo virus, come uno sciame, si sposta da una regione del mondo all’ altra,  contagiando ed uccidendo sempre più  persone, bloccando il movimento della popolazione e di conseguenza dell’economia, come non succedeva dalla seconda guerra mondiale. Tutti i Paesi quindi, compresa l’intera Italia, sono stati sottoposti ad un lungo periodo di quarantena da Marzo fino a Giugno: negozi, bar, discoteche, parchi, palestre, scuole ecc. ecc. sono stati inoltre sottoposti ad obbligatoria chiusura.  In seguito è stato richiesto necessariamente l’utilizzo di mascherine(fornite dai governi  che immediatamente hanno preso provvedimenti ed avviato piani pandemici), disinfettante antibatterico per le mani e soprattutto è stato richiesto il distanziamento sociale. Dopo quest’estate, la situazione è tornata simile a quella dei mesi precedenti, ma con maggiore libertà e maggiore possibilità di circolazione.

Il fattore quindi più destabilizzante per l’intera società è stato dover rimanere chiusi in casa per mesi e stare lontano da ogni tipo di individuo. Non poter uscire, non poter andare a fare una passeggiata prendendo una boccata d’aria, non poter andare a scuola in presenza e rivedere i propri amici, non poter praticare il nostro sport preferito, non poter rivedere ed abbracciare i propri cari, i propri nonni, i fidanzati. Il DOVER STARE LONTANI ha reso le persone tristi, insofferenti e stanche di questa situazione, che ormai si protrae da quasi un anno.

Sicuramente gli adulti, ma gli adolescenti sono coloro che ne risentono di più: non poter andare a prendere un caffè insieme agli amici dopo scuola, pensare di non godere più di un intervallo con loro, di non seguire insieme una lezione tra appunti e risate, di non correre da un corridoio all’altro per non incontrare il ragazzo che ti piace perché “no..no. oggi sono vestita male”, le corse a chi doveva prendere il posto migliore durante un compito, partecipare all’autogestione condividendo esperienze e facendo nuove amicizie, avere quel poco di ansia prima di un’ interrogazione che ti permetteva di chiacchierare col tuo amico di banco e tranquillizzarti, partecipare al concerto di Natale e ballare tutti insieme, vicini, abbracciati. Tuttavia, se adulti e giovani sono esausti a causa di questa situazione, è pur vero che è importante tutelarsi e tutelare gli altri dal punto di vista della salute.

È importante ricordarsi che questo è un virus che si diffonde molto facilmente e che ha conseguenze anche gravi; soprattutto per adulti ed anziani, più esposti al rischio, se contagiati, a causa di maggiore “debolezza fisica”, dovuta a patologie pregresse, rispetto invece ai ragazzi, dotati di un sistema immunitario più efficiente. È quindi importante essere responsabili non solo per se stessi, ma anche per gli altri; per questo l’utilizzo della mascherina e del distanziamento ( di almeno un metro) è fondamentale e necessario.

Il diritto alla salute è un diritto che non va violato, nonostante la manifesta “protesta” da parte della popolazione e soprattutto da parte dei negazionisti, ovvero di coloro che non riconoscono la pandemia in quanto tale. Tanti sono i medici che tutt’ora lottano per i propri pazienti, per cercare di tenere in vita anche chi è collegato ad una macchina per respirare, quasi sul punto di morte e tanti sono i medici che rischiano di contrarre questa malattia, ogni giorno, solo per salvare tante vite.

Molti sono gli ammalati e poche sono le infrastrutture e il personale disponibili, così come pochi rispetto ai pazienti, sono i metodi di cura. In merito a ciò è fondamentale dire e pensare che, se agiamo come una comunità unita e responsabile, abbiamo ancora una buona chance per migliorare la situazione, ma soprattutto per uscirne al più presto.

Ferrara Clorinda Catalda

3 A Liceo Classico Cambridge G.B. Vico Napoli