Pseudolus, il servo plautino

“Pseudolus” è una commedia plautina divisa in cinque atti, che racconta di Calidoro, giovane sconfortato da una lettera della sua amante Fenicia, venduta dal proprietario del bordello, Ballione, ad un soldato macedone per venti mine.

Il giovane chiede aiuto al fidato servo Pseudolo che gli promette di trovare una soluzione.
Nonostante gli insulti del giovane e del servo, Ballione non vuole concedere alcun privilegio ai due, ma consegnerà la donna solo a chi lo pagherà, considerato che il soldato aveva già consegnato l’acconto di quindici mine. Il giovane e il servo incontrano il padre di Calidoro, Simone, che propone un patto a Pseudolo: se riuscirà a portare a termine il piano per ingannare Ballione, gli verserà venti mine, in caso contrario lo torturerà. Pseudolo prova ad ingannare Arpace, lo schiavo del soldato a cui è stata venduta Fenicia, per ottenere il denaro restante e la contromarca, riuscendo però ad ottenere la seconda. Invita Arpace ad andare alla locanda, mentre Calidoro arriva con Carino, un suo amico, e Scimmia, un servo astuto che aggirerà Ballione.
Scimmia, quindi, si reca dal lenone, che però dubita di lui. Scimmia riesce ad ingannarlo comunque, ottiene Fenicia e scappa con Pseudolo. Simone, il padre di Calidoro, resta colpito e paga Pseudolo come promesso, mentre il giovane ottiene l’amata.
I personaggi, come in ogni commedia plautina, sono tutti fissi e stereotipati. È importante la presenza di Pseudolo, il servo (servus) astuto e che risolve i problemi tramite l’ingegno, di Calidoro, l’adulescens innamorato e ingenuo. Simone corrisponde al senex, la parodia del pater familias, ricco e avaro che alla fine perde sempre raggirato dal servo. Ballione è lo sfruttatore di prostitute, il leno o lenone, un losco miserabile che cerca di impedire l’amore tra un giovane e l’amata. Sono presenti anche altri personaggi secondari, non utili alla storia ma spesso presenti nelle commedie plautine, come per esempio il cuoco (cocus) nel terzo atto.
Il linguaggio utilizzato da Plauto è semplice, comprensibile a tutti. Caratterizzato dalla presenza di metafore, doppi sensi e parolacce: inserisce delle risse verbali, dei veri e propri litigi, come possiamo vedere nel primo atto in cui Pseudolo e Calidoro rivolgono diversi insulti al lenone. Caratteristico di Plauto è l’abbattimento della quarta parete, tecnica considerabile moderna, si rivolge al pubblico direttamente: un esempio in questa commedia è proprio la fine, in cui Pseudolo invita Simone a bere e promette di invitare anche il pubblico in cambio di applausi.
La commedia è scorrevole, non impegnativa da leggere e, pur essendo una commedia del 191 a.C., possiede un umorismo apprezzabile anche attualmente. Personalmente credo che possa far ridere almeno una volta chiunque la legga, probabilmente dovuto al giusto uso delle figure retoriche. La trama, anche se stereotipata, non stanca mai il lettore. Ho trovato Pseudolo, il protagonista, il personaggio più interessante, con le sue battute e l’astuzia che riesce a catturare l’attenzione di chi legge.

Vittoria Padovani III I