A scuola sì, ma non così

“La vostra incompetenza genera le nostre azioni, no al rientro in queste condizioni” gridano gli studenti a Piazza del Popolo. Questo e molti altri slogan, accompagnati da bandiere tricolore e striscioni vari, sono stati i protagonisti della protesta studentesca dello scorso 26 gennaio che ha visto centinaia di studenti scendere in piazza per manifestare il loro dissenso nel tornare a scuola in queste condizioni. Ma di quali condizioni stiamo parlando?

Parliamo di scuole non sicure, di aule troppo piccole per contenere dai 25 ai 30 studenti, orari improponibili che costringono i ragazzi a tornare a casa alle 16 inoltrate, mezzi di trasporto inaccessibili perché stracolmi di gente e in particolar modo ogni tipo di attività extra scolastica o di piacere messa da parte per la mancanza di tempo, che si ritrova a dipendere esclusivamente dalla scuola. Questo ci riferiscono i ragazzi del liceo Orazio, del liceo Giordano Bruno, del liceo Don Bosco, del liceo Seneca e di altri istituti di Roma che si sono riuniti qui in questa giornata perché hanno deciso di non accettare le condizioni imposte loro dall’ormai ex ministro Azzolina, ma al contrario si battono tutti insieme per cercare di trovare l’appoggio e la comprensione, che fino ad ora non hanno ricevuto, da parte del loro ministro.

Dicono di voler tornare “A SCUOLA SI MA NON COSI’” perché non hanno la sicurezza di stare in un ambiente sano, sicurezza che la scuola dovrebbe sempre garantire, ed hanno paura, paura per loro ma soprattutto per i loro cari che potrebbero infettarsi proprio a causa loro. Per questi e tanti altri motivi i ragazzi chiedono che venga ristabilita la didattica a distanza completa perché, seppur molto contestata, ora in via d’emergenza è l’unica soluzione che permetta una didattica continua, senza ripetute interruzioni e senza rischio di contagio. I ragazzi ci stanno dimostrando di voler tornare a scuola ma allo stesso tempo stanno chiedendo di essere ascoltati e di prendere in considerazione le loro proposte, essendo anche disposti ad ogni tipo di confronto. “La didattica in presenza è impossibile, la presenza al 50% è inutile e contro producente… allora cosa aspettate a ristabilirci la DaD?”

Alice Campoli