Il cyberbullismo e i pericoli della rete

In questi ultimi tempi è capitato, purtroppo, di sentire episodi di bullismo tra i ragazzi e i giovani. Ciò ci ha fatto realizzare quanto stia aumentando la violenza ed i risultati sono molto preoccupanti spingendo gli ambienti scolastici a prendere seri provvedimenti nei confronti degli studenti che usano la violenza ma anche fornendo supporto psicologico nei confronti dei loro bersagli. Più problematico del bullismo “convenzionale” risulta essere un fenomeno che è sorto dal mondo di Internet, il cyberbullismo.

Il cyberbullismo non è altro che un insieme di atti intimidatori inviati alle vittime attraverso chat, videochiamate, E-mail, SMS e forum. Chi si ritrova vittima di un cyberbullo si potrebbe ritrovare intrappolato in una spirale di solitudine, sentirsi senza via di scampo e senza nessuno che li possa aiutare. Scrive la stampa di Torino che secondo i dati della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale circa il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni sono soggetti a cyberbullismo e che le maggiori vittime sono le ragazze. Uno su 10 dice di non averne mai parlato con nessuno, mentre il 47% dichiara di non essersi mai confrontato con la famiglia. Spesso ne parlano più con gli insegnanti. Esempi delle azioni svolte dai cyberbulli ai loro bersagli sono: diffusone di video senza il consenso del soggetto ripreso, violenza psicologica, revenge porn.

Molto spesso online si nascondono delle sfide molto pericolose volte ad adescare soggetti deboli psicologicamente e che hanno come ultimo obiettivo la morte. Possiamo ricordare le due più famose per via dell’impatto avuto sugli utenti. La Blue Whale challenge e le sfide di Jonathan Galindo. la Blue Whale è una sfida nata in Russia. Per iniziare il gioco bisogna essere contattati da un curatore che si assicura che il bersaglio segue alla lettera le sue indicazioni nel corso di 49 sfide durante 49 giorni. Al cinquantesimo giorno il curatore come ultima prova ti chiederà di gettarti dalla cima del palazzo più alto nella tua zona conducendoti inevitabilmente alla morte. Ben più recente e misteriosa è la figura di Jonathan Galindo dietro la quale si celano diversi utenti malintenzionati. All’inizio si viene approciati sul web tramite una richiesta d’amicizia che una volta accettata porterà alla richiesta dell’utente di partecipare a un gioco nel quale sono lanciate sfide che sfociano nell’autolesionismo. In Italia abbiamo assistito al suicidio di un bambino di 11 anni a Napoli che si sarebbe ucciso “per seguire l’uomo con il cappuccio”.

Purtroppo questo è solo uno dei migliaia di casi che avvengono in giro per il mondo. Il cyberbullismo è un fenomeno da prevenire e contrastare innanzitutto tramite un uso più attento e consapevole dei social network ma soprattutto confidandosi con le persone di competenza e a noi vicine come i genitori o le figure scolastiche . Possiamo dunque farci una domanda, riusciremo a eradicare quest’altro male dalla nostra società?

Andrea Tabocchini