Ricordare non basta

Il ventisette gennaio si è celebrata la giornata della memoria, per non dimenticare tutti coloro che sono caduti vittime dell’olocausto. Questa ricorrenza riflette gli ideali di un periodo che hanno portato all’uccisione o all’imprigionamento di all’incirca 15/17 milioni di persone (fonte. Il sole 24 ore). Il ventisette gennaio infatti è una data che siamo soliti ricordare al fine di non mettere nuovamente in risalto quegli stessi ideali che ci hanno condotto a un tale disastro. Questo ragionamento è chiaro a molte persone ma tuttavia ancora oggi questi ideali trovano spazio all’interno della nostra società, un esempio concreto sono i numerosi campi di detenzione presenti in regioni come la Libia, (spesso denunciati da organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International e Libera) nei quali vengono consumati ogni giorno torture e atti di violenza di carattere discriminatorio nei confronti di persone che talvolta tendiamo anche ad allontanare dal nostro paese.

Fenomeni simili accadono in tutto il mondo basti pensare al “genocidio demografico” della minoranza etnica degli uiguri in Cina dove l’esistenza di zone di detenzione è stata dimostrata anche da vari rapporti dell’Onu nei quali si racconta come le donne appartenenti a questa minoranza vengano private contro la loro volontà della facoltà del parto, oppure al duro conflitto Israeliano Palestinese che continua a mietere numerose vittime di fronte agli occhi di tutti ma davanti al quale la maggior parte dei governi rimangono muti.

Appurato ciò allora una domanda sorge spontanea “è sufficiente solo ricordare?”. Episodi del genere dimostrano come ancora tutt’oggi vi sia una grande indifferenza nei confronti degli stessi valori che contribuirono a scrivere un’orrenda pagina della storia di cui l’essere umano si vergogna profondamente; nonostante questi fenomeni non accadano nel paese in cui viviamo infatti è nostro dovere comunque renderli noti e far si che non avvengano, per evitare di continuare a inserire all’interno della nostra storia altre pagine contenti avvenimenti di cui ci pentiremmo. Per fare ciò quindi non è sufficiente solo ricordare ma è necessario mettersi in gioco e partecipare con fratellanza e solidarietà, per creare un mondo più giusto e più libero. Come cantava Giorgio Gaber “la libertà non è uno spazio libero la libertà è partecipazione”.

Federico Vergari