LA STORIA DEL CALCIO

DOVE E COME NASCE IL CALCIO?

Il calcio, o football in inglese, è di gran lunga lo sport più popolare al mondo dal dopoguerra. In questi 70 anni, è stato capace di coinvolgere e di far emozionare miliardi di persone e, soprattutto, di far sognare milioni di ragazzi, compreso me, che fin da piccolo ho sempre sognato di giocare nella mia squadra del cuore.

Per capire fino in fondo l’importanza di questo sport per i tifosi, bisogna ripercorrere la sua storia e risalire alle sue origini:

Le prime testimonianze del gioco del calcio risalgono ai tempi dell’ antica Grecia e dell’impero Romano, dove si praticava  l’episkyros, un gioco violento molto più simile al rugby, che però la FIFA ha inserito comunque come antenato del calcio.

Per scovare le origini vere e proprie del calcio moderno dobbiamo però spostarci nel Medioevo, e più precisamente nel nord della Francia, dove si affermò la soule, la cui fisionomia ricorda per molti aspetti il calcio moderno. Si giocava soprattutto la domenica, dopo la liturgia, e le squadre, di numero potenzialmente illimitato, vedevano contrapporsi villaggi antagonisti o diversi status sociali con lo scopo di mandare la palla all’interno di un edificio del villaggio avversario come il portale di una chiesa, segnando, di fatto, un gol. In Italia, la città dove il gioco con la palla ebbe il massimo fulgore fu certamente la Firenze medicea, dove si praticava il calcio fiorentino.

La patria del calcio moderno fu l’Inghilterra, e in particolare i college britannici. Il calcio nacque infatti come sport d’élite: il football fu inizialmente praticato dai giovani delle scuole più ricche e nelle università. Le classi erano sempre composte da dieci alunni, e a questi si aggiungeva il maestro che giocava sempre insieme a loro: nacque così la consuetudine di giocare in undici. Il “capitano” di una squadra di calcio è quindi una sorta di discendente del maestro che, in quanto tale, dirigeva la sua classe di alunni. Nel 1848, all’Università di Cambridge, proposero e ottennero di fare una riunione con altri undici rappresentanti delle varie scuole inglesi per trovare un punto d’incontro. La riunione durò otto ore e produsse un importante risultato: vennero infatti stilate le prime basilari regole del calcio, dette anche Regole di Cambridge.

Il 24 ottobre 1857 a SheffieldNathaniel Creswick fondò la prima squadra di calcio della storia: lo Sheffield FC, e dieci anni più tardi ci fu la prima competizione di calcio della storia, ovvero la Youdan Cup, vinta dall’Hallam FC, mentre il primo campionato della storia si svolse nel 1888; infine nel 1904 nacque la FIFA, organo che si pose a comando di tutti i campionati di calcio al mondo per adattare le istituzioni calcistiche e chiarire in maniera più dettagliata le regole

Secondo lo studio “Big Count 2006“, svolto appunto dalla FIFA nel corso del 2006 e pubblicato nel maggio 2007, in tutto il mondo ci sono 265 milioni di persone che praticano il calcio di cui 38 milioni tesserati per le varie società.

CALCIO SCOMMESSE

Il calcioscommesse è un tipo di gioco d’azzardo legato all’esito di eventi di carattere calcistico e di altri sport. Le scommesse legate ai risultati di gare e competizioni calcistiche hanno avuto un primo grande sviluppo in Inghilterra, gestite direttamente dai bookmakers che, come per le gare di ippica o per qualsiasi altro evento oggetto di scommessa, applicano delle “quote” in proporzione alle quali viene stabilita l’entità della vincita per lo scommettitore. Alle scommesse calcistiche, regolarmente gestite dall’organo dello Stato chiamato AAMS, fanno da contraltare le numerose “iniziative private” spesso gestite direttamente dalla criminalità organizzata e che continuano a creare un giro d’affari nonostante la liberalizzazione del gioco in sale autorizzate. Il cosiddetto calcioscommesse salì alla ribalta delle cronache nazionali nei primi anni ottanta, con lo scoppio del Totonero prima e del Totonero-bis qualche anno più tardi. Entrambi gli scandali riguardarono un giro di scommesse clandestine, nel quale furono coinvolti direttamente società calcistiche e giocatori disposti ad alterare il regolare andamento di gare e tornei per favorire l’esito di ingenti giocate illegali; dopo un processo sportivo vennero penalizzate varie società professionistiche con la retrocessione a tavolino o con punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva, e vennero radiati o squalificati molti giocatori e dirigenti. A parer mio le classiche “schedine” giocate dalle persone sono un modo di divertirsi e di vincere soldi, anche se nella maggior parte dei casi quest’ultimi vengono perduti; ma un giocatore o dirigente di una determinata associazione sportiva non dovrebbe permettersi di cambiare l’andamento di una gara a causa di una sua scommessa, per ciò penso che questo sia la vera rovina dello sport. Come ulteriore esempio possiamo prendere lo scandalo italiano del calcioscommesse del 2011, noto mediaticamente come Scommessopoli, che colpì il calcio italiano a partire dal mese di giugno del 2011. Vennero coinvolti giocatori, dirigenti e società di Serie A, Serie B, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti e vennero accusati principalmente di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed alla frode sportiva. Lo scandalo venne alla luce il 1º giugno 2011 quando, a seguito di indagini condotte dalla Procura di Cremona nell’ambito dell’inchiesta denominata Last Bet, furono eseguiti numerosi provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di varie persone legate al mondo del calcio e a quello delle scommesse sportive. Nell’indagine sportiva, condotta dal Procuratore Federale Stefano Palazzi, furono deferiti alla Commissione Disciplinare della Federcalcio 26 tesserati e 18 società: furono irrogate pesanti squalifiche nei confronti di molti tesserati, ritenuti colpevoli di illecito sportivo, e diversi punti di penalizzazione nei confronti delle società coinvolte per responsabilità oggettiva o presunta. Due società (Alessandria e Ravenna) furono ritenute direttamente responsabili e pertanto furono retrocesse di categoria. Il 28 maggio 2012 una nuova ondata di provvedimenti restrittivi colpì, fra gli altri, il vice-capitano della Lazio Stefano Mauri e l’ex giocatore del Genoa Omar Milanetto. Fra gli indagati non sottoposti a provvedimenti restrittivi comparvero i nomi dell’ex allenatore del Siena Antonio Conte, del quale venne disposta la perquisizione dell’abitazione, degli ex baresi Andrea Ranocchia e Leonardo Bonucci e degli ex genoani Domenico Criscito e Rodrigo Palacio. Tutto questo, dal mio punto di vista, può essere definito vergognoso, soprattutto perché la maggior parte di questi giocatori e allenatori sono tutt’ora famosi e lavorano ancora attivamente nell’ambito calcistico.

IL CALCIO OGGI: aspetti economici, televisione e finanza

Oggi il calcio si gioca a livello professionistico in tutto il mondo. Milioni di persone si recano regolarmente allo stadio per guardare le partite che vengono diffuse anche in televisione, radio o internet. È lo sport mondiale con la maggiore copertura televisiva. Inoltre un grande numero di persone giocano a calcio a livello amatoriale. Secondo un sondaggio della FIFA, pubblicato nel 2001, più di 240 milioni di persone in più di 200 paesi in tutto il mondo giocano regolarmente a calcio.

Il calcio è seguito con grande passione e svolge un importante ruolo di aggregazione sociale in molte comunità e nazioni. R. Kapuscinski sostiene che spesso persone che sono solitamente gentili, modeste o umili cambiano atteggiamento quando guardano partite di calcio, manifestando rabbia e aggressività. La nazionale di calcio ivoriana, per esempio, ha contribuito ad assicurare una tregua nella guerra civile nel paese nel 2006 grazie alla qualificazione alla fase finale della Coppa del mondo 2006 e ha contribuito a un’ulteriore riduzione delle tensioni tra il governo e i ribelli. Il calcio è stato anche al centro di guerre e scontri, come avvenuto nella cosiddetta guerra del calcio nel giugno 1969 tra El Salvador e Honduras oppure durante la guerra in Jugoslavia nel 1990, quando un match tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa di Belgrado si trasformò in teatro di scontri nel maggio di quell’anno.

Finanza

Molte squadre di calcio sono state convertite da società dilettantistiche a grandi imprese commerciali. Anche i giocatori sono riusciti ad aumentare i loro profitti in maniera massiccia nel corso di questo cambiamento. Negli stati più piccoli, soprattutto nelle classi inferiori di questi paesi, i giocatori possono essere parzialmente occupati con il calcio e di esercitare un secondo lavoro. La popolarità del calcio è così grande che alcuni giocatori sono meglio conosciuti per le loro attività extracalcistiche. Calciatori famosi protagonisti nei titoli e riviste di giornali, anche su argomenti estranei al calcio. Le organizzazioni, aziende e produttori di abbigliamento sportivo che fanno accordi con i giocatori per la commercializzazione dei loro prodotti con alta retribuzione o per promuovere opere di carità. Un fattore molto importante per aumentare i profitti delle squadre è stato l’emergere di televisioni satellitari. Tuttavia, molti gruppi si trovano ad affrontare problemi finanziari.

Aspetti economici

Il calcio, oltre a rappresentare senza dubbio uno straordinario fenomeno sociale, culturale e di costume nella maggior parte dei paesi del mondo, si è affermato anche come una realtà economica di enormi proporzioni in almeno tre continenti (Europa, Sud America e Asia), al punto che attualmente costituisce senza dubbio una delle poche ‘industrie globali’ del pianeta.

In realtà, il calcio si è caratterizzato come un fenomeno economico sin dalle sue primissime origini, se è vero che già nel 1876, nove anni prima che la Football Association riconoscesse ufficialmente il professionismo, i club inglesi e scozzesi recintavano il terreno di gioco per far pagare un biglietto agli spettatori e corrispondevano salari, sotto forma di rimborsi, ai propri giocatori. Tuttavia, fino ai primi anni Ottanta, il giro d’affari del calcio mondiale è stato alimentato soprattutto dai consumi diretti dei suoi numerosissimi appassionati (biglietti e, in minor misura, scommesse) e dall’apporto diretto dei soci finanziatori, chiamati spesso a ripianare con mezzi propri bilanci in perdita. In ogni caso, niente a che vedere con le dimensioni attuali del business. Il gradimento del pubblico è stato evidente sin dall’inizio: centomila persone assistettero sia alla finale della prima Coppa Rimet a Montevideo sia a quella delle Olimpiadi di Berlino nel 1936. In meno di vent’anni, il calcio è risultato decisivo per l’affermazione di alcune delle industrie più dinamiche della comunicazione e del tempo libero: sponsorizzazioni, pubblicità, merchandising, televisione commerciale e a pagamento, Internet. Questo, come è ovvio, si è tradotto in un notevole ritorno economico.

Il calcio e la televisione

L’affermazione della televisione ha avuto sullo sviluppo del calcio moderno un impatto stupefacente, arrivando a rivoluzionare le basi economiche dell’attività dei club. Fino ai ricchissimi contratti televisivi degli anni Novanta, infatti, l’industria del calcio era ben diversa da oggi, tanto in Italia quanto all’estero.

La TV ha poi ridefinito le gerarchie e, in qualche misura, la geografia del calcio: il bacino di utenza televisivo è diventato la vera misura del valore di mercato di un club, persino al di là dei suoi risultati sportivi. Inevitabilmente, la suddivisione sempre più squilibrata delle maggiori risorse televisive ha accresciuto il divario tra grandi e piccole società.

Sul modo stesso di giocare a calcio il mezzo televisivo ha esercitato una notevole influenza: per sfruttare o accontentare la TV si sono cambiati i formati (la Champions League), i calendari (gli anticipi e i posticipi), gli orari (le partite giocate a mezzogiorno durante il Mondiale americano), le regole delle competizioni (i tre punti a vittoria, il golden gol). D’altra parte, la presenza di tante telecamere ha certamente assicurato incontri più regolari e in alcuni paesi, come la Germania e l’Inghilterra, la prova televisiva ha addirittura consentito, in alcuni casi, di ripetere gare viziate da errori tecnici.

La TV ha modificato naturalmente anche le abitudini degli spettatori. Le partite trasmesse in televisione sono ormai in maggioranza a pagamento. Lo spettatore si è abituato, dunque, a tecnologie di ripresa sofisticate, pluralità di punti di osservazione, grafica virtuale, moviola, statistiche, interviste pre- e post-partita, replay, regia personalizzata (TV interattiva), e non è più disposto a rinunciarvi. Il calcio televisivo è diventato un surrogato di quello allo stadio, al punto che è prevedibile che non sono pochi i tifosi che hanno smesso di seguire le loro squadre in trasferta, come accadeva frequentemente un tempo, potendo vedere meglio la partita in televisione. Secondo alcuni, anzi, il calcio diventerà quasi gratuito allo stadio perché lo si farà pagare soprattutto in televisione. La dimensione del fenomeno è tale che per regolamentare il rapporto fra calcio e televisione sono state necessarie nuove leggi. Infine, la TV ha cambiato l’organizzazione e la struttura dei club: la figura dell’addetto stampa ha lasciato il posto a quella del responsabile dell’area comunicazione. Nuove figure professionali, specializzate nella vendita dei diritti, sono entrate negli organigrammi, inoltre grandi gruppi televisivi o agenzie specializzate nella commercializzazione dei diritti sono diventati azionisti di riferimento di club.

Gabriele Polese, Alessandro Pinto,
Vincenzo Masciopinto, Matteo Gonnella