Storia della musica Partenopea

Chiamata inizialmente “canzone classica napoletana”, è un repertorio musicale sviluppatosi a Napoli dagli inizi dell’Ottocento all’immediato secondo dopoguerra. Definita epoca d’oro della canzone napoletana, vede tra gli autori e compositori principali, poeti e parolieri (principalmente napoletani). Due le grandi colonne portanti di questo immenso e prezioso repertorio, furono Roberto Murolo e Sergio Bruni “la voce di Napoli”. Tra i grandi interpreti non napoletani che hanno eseguito almeno una volta una brano della canzone classica vi sono: Beniamino Gigli, Giuseppe Di Stefano, Plácido Domingo, José Carreras, Elvis Presley, Dean Martin, Andrea Bocelli, Claudio Villa, Al Bano, Lucio Dalla, Renato Zero, Domenico Modugno, Elton John, Paul McCartney, Mina, Luciano Pavarotti, Céline Dion e tanti altri.

Gli inizi – l’800
canti popolari precedenti al 1800, i quali ancora non avevano la struttura melodica e lirica tipica della canzone napoletana propriamente detta, molte fonti collocano la nascita della classica universalmente conosciuta al 1839 e al brano “Te voglio bene assaje”. Il testo fu scritto da Raffaele Sacco e musicato da Filippo Campanella, anche se si è in seguito diffusa una leggenda popolare che vorrebbe Gaetano Donizetti come autore.

La prima metà del ‘900
Sull’onda del successo raggiunto nel 1800, agli inizi del ‘900, vennero composte altre importanti canzoni divenute anch’esse famose in tutto il mondo, come alcune citate:
1) Torna a Surriento (1902) – testo di Ernesto De Curtis e Giambattista De Curtis;
2) Core ‘ngrato (1911) – di Salvatore Cardillo e testo di Alessandro Sisca;
3) O surdato ‘nnammurato (1915) – di Enrico Cannio e testo di Aniello Califano;
4) Reginella (1917) – di Gaetano Larna e testo di Libero Bovio;
5) Anema e core (1950) – di Salve D’Esposito su testo di Tito Manlio.
In questo arco temporale, la canzone napoletana raggiunse la sua massima espressività, giungendo in ogni parte del mondo e diffondendosi nelle culture musicali internazionali, grazie anche alle interpretazioni eseguite dai maggiori tenori dell’epoca.

La seconda metà del ‘900
La Seconda Guerra Mondiale, segnò profondamente la città di Napoli e anche la canzone non poté sfuggire alla drammaticità degli eventi. “Munasterio ‘e Santa Chiara”, è la testimonianza più struggente di quel momento, ma Napoli riesce anche a sorridere nei momenti più bui; “Tammurriata nera” fu l’esempio di come l’umorismo partenopeo fosse sempre pronto ad emergere, anche di fronte ad eventi tragici. Se Roberto Murolo diviene l’interprete per eccellenza della canzone tradizionale, Renato Carosone mette a disposizione le sue esperienze di pianista classico e di jazzista, fondendole con ritmi africani e americani e creando una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi. Tra i suoi maggiori successi si ricordano: Caravan Petrol, Tu vuò fa’ l’americano, Io mammeta e tu, Maruzzella, ‘O sarracino e numerosissime altre. Inoltre va ricordata un’altra importante canzone, nata da uno dei più importanti parolieri, poeti ed attori cinematografici e teatrali del XX secolo: Malafemmena (1951), scritta e musicata da Totò.

Gli anni ‘60
Il raccolto morale e storico della canzone napoletana termina nella seconda metà degli anni sessanta, quando il Festival Della Canzone Napoletana, entra in crisi (che si concluse nel 1970) e questo tipo di canzone perde ogni legame col suo retaggio classico divenendo espressione di una classe sociale bassa. La fama di questo genere rimane immutata nonostante il passare del tempo, e tutti i cantanti affermati, inseriscono regolarmente alcuni tra i pezzi più famosi nel loro repertorio seguendo le orme di Enrico Caruso e Beniamino Gigli. E proprio sull’esempio dei due grandi tenori, Bruno Venturini, rileggerà in chiave lirica i più famosi brani napoletani dal 1800 al 1960, dando vita e continuità ad una significativa opera di carattere storico sulla canzone classica napoletana.

Il declino e la nascita della canzone neo melodica
Dopo la chiusura del Festival di Napoli nel 1971 , vari sono i tentativi di riportare in auge la Canzone classica napoletana, attraverso manifestazioni e qualche raro accenno da parte della Rai. A metà anni settanta nascerà quello che, dopo qualche decennio, verrà definito Neomelodico, con Patrizio (che fu il primo cantante a inventare questo genere), Gigi Finizio, Nino D’Angelo, Mauro Nardi, come pionieri
di questo attuale filone.

Ruben Carotenuto 2Q Classico Cambridge 2.0 – Liceo Vico Napoli