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15 marzo: Giornata del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentare

Di Barbara Passerini

Il 15 marzo di ogni anno si celebra la “Giornata nazionale del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentare”, indetta con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri nel 2018. Una giornata di sensibilizzazione, il cui obiettivo non è solo quello di informare le persone e avvicinarle al mondo dei disturbi alimentari, ma anche quello di mobilitarle e responsabilizzarle riguardo ad un tema così delicato.

Infatti secondo i dati del Cidap, il Centro italiano disturbi alimentari psicogeni, in Italia sarebbero più di 3 milioni le persone affette da queste malattie, ed è quindi importante e necessario accrescere la consapevolezza a livello individuale, collettivo ed istituzionale del carattere di epidemia sociale che i DCA stanno assumendo. Per poter a parlare meglio di questo argomento, ho deciso di intervistare una ragazza di 17 anni che in prima persona sta lottando per guarire da un disturbo alimentare, e le ho fatto alcune domande per conoscerla e capire cosa stia affrontando.

Partiamo con una domanda più generale: che cos’è un disturbo del comportamento alimentare?
Scientificamente parlando i disturbi alimentari sono manifestazioni psicopatologiche che riguardano direttamente l’alimentazione, la percezione del proprio corpo e influenzano le relazioni affettive e sociali. I DCA più noti sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il BED (disturbo da alimentazione incontrollata), ma in realtà ne esistono molti altri, di cui purtroppo si parla troppo poco. Per me personalmente però un disturbo alimentare è molto più che un cattivo rapporto col cibo, è una malattia subdola che ti logora dentro, che ti rende prigioniero della tua stessa mente e che ti fa credere cose che in realtà non sono vere.

Da quanto tempo soffri di disturbi alimentari e come ti sei ammalata?
Soffro di anoressia nervosa e di bulimia nervosa da quasi due anni, ed è da più di un anno che sono in cura per cercare di guarire. I motivi che mi hanno portata ad ammalarmi sono tanti e non sempre chiari, ma una cosa che ho capito col tempo è che è inutile voler trovare a tutti i costi delle cause, è così e basta, l’importante è riuscire a trovare la motivazione per uscirne.

Hai voglia di spiegarci meglio in cosa consiste un disturbo alimentare?
È una domanda molto complessa, anche perché, come ho detto prima, ci sono diversi tipi di disturbi alimentari. Però posso parlarti della mia esperienza! Come ho già detto io ho sofferto (e soffro tutt’ora) di anoressia nervosa e bulimia nervosa. Tutto è iniziato con la volontà di mangiare più sano, ma non avrei mai pensato che mi avrebbe portata fino a questo punto. Tutto è degenerato quando ho scoperto cosa fossero le “calorie”, una parola che ancora adesso mi fa tremare. Ho iniziato a contare tutte le calorie che ingerivo e poi ho scoperto che più mi muovevo e più riuscivo a bruciarne, e lì è nata l’ossessione. Ogni mattina mi alzavo e la prima cosa a cui pensavo era come riuscire a bruciare il maggior numero di calorie possibili, poi pensavo agli escamotage da utilizzare per riuscire a evitare di ingerirne troppe. Tutto questo era volto ad un solo obiettivo: vedere sulla bilancia un numero sempre più basso. La bilancia era diventata la cosa più importante che avevo, e il fatidico momento del peso era ciò da cui poi sarebbe dipesa la giornata: se era più basso di quello che mi aspettavo, allora ero felice ed ero pronta ad impegnarmi perché scendesse ancora di più, se invece era anche solo di poco più alto, la mia giornata era rovinata e dovevo riorganizzarla per ridurre maggiormente il numero di calorie da ingerire. Tutto questo per raggiungere un numero che, diciamocelo, è assurdo e irrealizzabile. La mia mente mi ha portata a fare cose che, a ripensarci col senno di poi, mi fanno rabbrividire. Ho passato giornate intere senza mangiare, notti insonni a camminare per la mia stanza per raggiungere un numero di passi altissimo, ma che per me non era mai abbastanza. Poi ho dovuto cercare una soluzione per quelle volte in cui non riuscivo a mantenere il controllo, e ho iniziato a vomitare. La mia vita era diventata un insieme di numeri, io stessa ero diventata un numero: quello sulla bilancia, il numero di calorie che mangiavo e quello che bruciavo, il numero di passi che facevo… basavo il mio valore come persona su dei numeri, mi ero completamente persa. Ora per fortuna, anche grazie all’aiuto dei medici, sto acquisendo consapevolezza e, piano piano, sto affrontando un percorso che mi aiuti a ritrovare me stessa.

Ho un’ultima domanda per te: cosa diresti per aiutare qualcuno che soffre di DCA?
Chiedi aiuto! Io ho avuto la fortuna di avere intorno tantissime persone che si sono dimostrate pronte ad aiutarmi e non mi hanno mai lasciata sola, a partire dai miei amici e dai miei genitori, ma anche dai miei medici e persino i miei insegnanti, ma ho capito che senza il loro aiuto non sarei mai arrivata dove sono ora, da soli non se ne esce.