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INTERVISTA A SOCRATE NOSTRO CONTEMPORANEO:《PREMETTENDO CHE SO DI NON SAPERE》

Socrate, nato nel 399 a.C. ad Atene, grande filosofo e grande moralista, nell’intervista ci spiegherà il suo pensiero sulla situazione odierna, sulla crisi sanitaria, sullo stato di emergenza e molte altre cose. 

Secondo lei lo stato italiano ha gestito e sta gestendo bene la situazione Covid? 

“Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, una pandemia mondiale, una situazione impensabile dove l’uomo è stato preso alla sprovvista. L’anno scorso ha colto tutti di sorpresa e non si possono scaricare colpe su nessun individuo, ma dopo giugno la situazione era ben conosciuta e molti sono rimasti con le mani in mano, senza risolvere o far qualcosa per prevenire. Infatti a ottobre ci siamo trovati punto a capo, il governo che ha continuato a non comunicare con le regioni e le regioni con le province e le province con i comuni. Pura mancanza di dialogo, pura non voglia di ascoltare, ognuno che decideva per sé senza informarsi correttamente e senza guardarsi intorno. Il dialogo è ciò che contraddistingue l’uomo dall’animale, il dialogo deve essere alla base della politica, anzi alla base di un paese civile e in Italia questo è mancato e sta mancando tutt’oggi”.

Cosa pensa del governo italiano? 

“L’unione fa la forza, ma il governo italiano non è stato in grado di unirsi per combattere il nemico comune nonché il covid-19. Anche in piena pandemia mondiale i politici hanno trovato il tempo per scagliarsi l’uno contro l’altro, per molti l’obiettivo principale non è quello di fare del bene al paese o di portare innovazioni, ma semplicemente è quello di mantenere il posto in parlamento. Sono anni che la politica parla solo di politica e non di soluzioni ai problemi. Penso che il problema di fondo sia proprio l’organizzazione del parlamento: partiti di destra, partiti di centro, partiti di sinistra. La soluzione giusta non è né di destra, né di centro e tantomeno di sinistra, la soluzione giusta è al di sopra di queste etichette. La soluzione giusta non ha uno schieramento”.

Cosa pensa di tutte queste etichette che l’uomo tende a mettere in continuazione?

“Partendo dal presupposto che viviamo in un mondo basato sul denaro. Ormai il mondo possiamo paragonarlo ad un grande supermercato dove è tutto schedato, etichettato e prezzato. Ogni minima cosa ha un’etichetta. Per esempio una donna che ama una donna viene chiamata lesbica, un uomo che ama un uomo viene chiamato gay, un uomo che ama una donna viene chiamato etero, una donna o un uomo che provano attrazione per entrambi i sessi vengono chiamati bisex, una donna o un uomo che amano senza dare importanza al sesso o al genere vengono chiamati pansessuali. Tutte queste etichette ci fanno dimenticare che alla base c’è l’amore, l’amore è un sentimento astratto e come tale implica affetto e non per forza uomo e donna. Tutto questo per dire che le etichette che noi attribuiamo e che ci attribuiamo ci appesantiscono la vita e basta. Noi uomini siamo anime e il nostro corpo è lo strumento che utilizziamo, nella vita dobbiamo imparare a conoscere noi stessi per come siamo veramente non a seconda delle etichette che ci mettono o che ci mettiamo”.

Secondo lei la scuola incide su questa mentalità di etichettare ogni cosa? 

“Si anche perché negli anni si è perso il vero obiettivo della scuola. La scuola deve essere apprendimento, un alunno deve essere felice di andare a scuola e di imparare, deve essere felice di dimostrare di avere appreso, non deve avere paura o ansia per una verifica. Negli ultimi anni sembra che l’unico obiettivo della scuola sia valutare attraverso dei numeri un ragazzo, come se quel voto valutasse ciò che è veramente. Si sta dando molto più peso ai voti rispetto a tutto il resto. Come se gli alunni valessero come un numero. Questo incide sul fatto che gli alunni si sentono etichettati dai professori a seconda della valutazione che prendono. Ripeto la scuola è apprendimento, non valutazione, anche perché la valutazione è la conseguenza dell’apprendimento. Le due cose devono essere complementari”.

Come mai lei non ha mai aperto una scuola?

“In primo luogo non mi sento nessuno per farlo. Sicuramente ho i miei valori e le idee chiare su molti argomenti, ma ho anche la consapevolezza di non sapere. Mi piace molto dialogare con i giovani per questo mi sono sempre dilettato a passeggiare e a parlare nelle piazze della polis con loro”.

Preferisce dialogare con i giovani o con gli adulti? 

“Sicuramente con i giovani perché sono molto più elastici, molti di questi sanno ammettere di aver sbagliato e hanno una voglia maggiore di imparare, scoprire e ampliare i loro confini mentali”.

Vuole lanciare un messaggio alla civiltà di oggi?

“Certo. Parlate perché solo parlando e dialogando si possono risolvere i problemi. Siate curiosi ed elastici, cercate di migliorarvi ogni giorno, i confini del mondo sono infiniti come quelli intellettuali. Non siate chiusi, apritevi e andate alla conoscenza del diverso perché solo così potrà diventare noto. Ricordatevi che l’anima è come un blocco di marmo che noi ogni giorno dobbiamo scolpire e perfezionare smorzando i nostri spigoli perché solo così possiamo crescere veramente”.

  Sofia Casari 3^BC