La democrazia per Erodoto, Storie III, 80

Erodoto è stato probabilmente una di quelle figure chiave che hanno reso possibile una prima forma di trattato antropologico, in particolare su tutto ciò che riguarda i Persiani. Nonostante le notizie non fossero sempre documentate e sebbene le fonti non fossero del tutto attendibili o affidabili, Erodoto è riuscito a ricreare uno scenario verosimile grazie alle sue tecniche narrative e in parte anche all’uso dei diversi dialetti. Tuttavia, la sua bravura è anche frutto della particolare capacità di riuscire ad esporre le proprie tesi o opinioni attraverso i personaggi descritti ed analizzati, ma non sotto forma di testimonianza, bensì creando sequenze dialogiche tra essi, proprio come accade in questo passo. Nel brano tratto dalla sua opera più importante, le Storie, Erodoto espone la sua visione del mondo politico esponendo le tre ideologie politiche più affermate all’epoca grazie alle opinioni dei personaggi di Otane, rappresentante della democrazia, Dario, simbolo della monarchia, ed infine Megabizo, sostenitore dell’oligarchia. Per comprendere a fondo l’origine del dialogo, bisogna contestualizzare lo scritto; difatti le tre figure sono obbligate a consultarsi e a confrontarsi in seguito all’inganno del falso Smerdi  che comporta l’eliminazione successiva dell’usurpatore  e la necessità di dare un nuovo assetto istituzionale alla Persia. Il primo a parlare e a prendere posizione è Otane che apre il suo discorso ribadendo quanto la monarchia sia inadeguata poiché il monarca non è e mai sarà apprezzato dal popolo, soprattutto dopo il governo dispotico di Cambise; successivamente egli  provoca gli altri due interlocutori affermando come il monarca possa agire erroneamente e slealmente non avendo nessuno al di sopra di lui capace di giudicarlo e condannarlo. La monarchia è potere assoluto ed il potere compra l’anima; infatti anche il più nobile tra gli uomini sarà plasmato dal vigore monarchico. Otane sostiene dunque che sia necessaria una forma di governo che elargisca il potere decisionale a più persone possibili poiché la maggioranza è neutra, ovvero è in grado di agire secondo quello che è l’ideale condiviso, ed egli riconosce questa forma di sovranità nella democrazia. Sebbene la democrazia erodotea non sia esattamente come quella attuale , ne condivide tuttavia alcuni principi. Essa però concede il diritto deliberativo solo alla parte più abbiente della popolazione, escludendo quindi le fasce più sensibili e gli schiavi e prediligendo un governo comunque controllato dall’aristocrazia persiana. Per Otane, dunque, la democrazia è assolutamente il sistema più responsabile, volto alla considerazione pubblica e sociale del popolo, sebbene ristretto. Il punto cardine del discorso di Otane è quindi la richiesta di abolire le gerarchie monarchiche, innovando la società grazie al concetto di meritocrazia e suffragio poiché nella maggior parte dei casi, i re sono tali grazie al principio di ereditarietà che caratterizza la monarchia, invece, nel sistema democratico proposto, i governanti sono scelti dagli elettori e conducono un governo più stabile poiché più eterogeneo nelle cariche, ma omogeneo nell’amministrazione. Tuttavia, bisogna anche constatare che Erodoto non disprezza nessuna forma politica al di fuori della tirannia, di conseguenza non riporta nel testo il carattere decisivo grazie al quale la democrazia avrebbe potuto affermarsi come ideologia prevalente. La frase che può descrivere meglio l’opinione di Otane è sicuramente quella che egli stesso utilizza per concludere il proprio intervento, ovvero “nel molto infatti si trova ogni cosa”, con la quale ribadisce quindi come il popolo sia l’unico organo della società capace di accogliere tutte le idee mantenendo un equilibrio ideologico tra tesi più o meno sostenute.

Benito Sarnelli III C