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Dad, riapertura delle scuole e misunderstanding: la parola al rappresentante degli studenti del Minghetti

L’intervista dell’11 febbraio 2021 mette in luce alcuni aspetti che, a distanza di un mese e con le scuole di nuovo chiuse e gli studenti in DAD al 100%, possono fornire uno spunto di riflessione con il senno di poi.

 

Il 18/01/2021 riaprivano le Scuole in Emilia Romagna, dopo che il Tar aveva deciso di sospendere l’ordinanza dell’8 gennaio 2021 con cui il presidente della Regione Stefano Bonaccini disponeva la Didattica a Distanza al 100% fino al 23 gennaio. Tale decisione era arrivata dopo una serie di proteste in cui ha avuto un ruolo di primo piano il Collettivo del Liceo Minghetti (su instagram collettivominghetti). A un mese di distanza facciamo il punto della situazione con Cesare Maria Dalbagno, 17 anni, Rappresentante d’Istituto e membro del Collettivo.

Circa un mese fa le scuole hanno riaperto con una frequenza al 50%: tu come hai valutato il risultato e come ha reagito il Collettivo Minghetti?

Personalmente ho riscontrato un effettivo aumento dei mezzi di trasporto e, anche se la mattina continuano ad esserci delle corse un po’ piene, devo dire che in effetti dei passi avanti sono stati fatti. Per il resto, la scuola è ancora più sicura di prima. In ogni caso, abbiamo visto che nelle prime due settimane i contagi non sono aumentati e che quindi c’è stata una serie di ritorni positivi di fronte alla decisione di riaprire le scuole al 50%. Il Collettivo, in generale, si è mosso monitorando le linee degli autobus che i membri prendono di solito per gli spostamenti dopo una valutazione complessiva della frequenza e dell’affollamento. Per il resto, non c’è stato molto altro da fare perché la scuola ci è sembrata funzionare abbastanza bene proprio in virtù delle misure che sono state prese, soprattutto se rispettate in modo rigido. 

Pensi che le manifestazioni abbiano avuto un ruolo fondamentale?

Di sicuro le manifestazioni hanno contribuito a portare la questione sotto gli occhi dell’opinione pubblica e del dibattito politico. Ovviamente l’azione decisiva è stata quella del ricorso al Tar anche se senza tutto quel lavoro preliminare di sensibilizzazione, di manifestazione in piazza, di petizioni, di mobilitazioni nelle scuole, sfruttando anche i canali social non sarebbe stato così decisivo, se non altro perché abbiamo ottenuto un aumento dei bus (già previsto per novembre). È poi stata fondamentale una riunione del 1/12 con Baruffi (Sottosegretario della Giunta regionale, ndr) e una delegazione di Priorità alla Scuola, che ci ha dato modo di avere un dialogo diretto con la Regione. Ci terrei a soffermarmi sulla questione del Tar: è stato infatti avvertito come il ricorso fatto da 21 genitori che hanno deciso autonomamente per tante altre presone, ma effettivamente non è stato così, in primis perché quelle 21 persone hanno espresso la volontà di tanti studenti, docenti, presidi e genitori; in secondo luogo perché il ricorso è stato solo un piccolo grande traguardo, venuto dopo un lungo percorso di sensibilizzazione, manifestazione, e in seguito ad una petizione che aveva racimolato più di 5000 firme a partire da ottobre. Infine, ovviamente la decisione è stata presa dal Tar: se il ricorso è stato accettato non è stato per la volontà di nessuno se non perché il Tar stesso ha stabilito che non ci fossero i presupposti per il mantenimento della misura restrittiva imposta.

Qualcosa però è andato storto e il messaggio delle proteste è passato nel modo sbagliato: lo dimostra il fatto che diversi studenti si siano dissociati dalle posizioni del Collettivo Minghetti. Tu cosa pensi a proposito degli errori e come ha reagito il Collettivo? 

Secondo me il problema è stato proprio a livello comunicativo e di questo ognuno si deve assumere la responsabilità. In ogni caso, noi abbiamo cercato di essere davvero i più chiari possibili e penso che, sebbene magari all’inizio ci fossero delle incertezze, il messaggio è stato fatto più chiaro: non tornare a scuola subito ma in sicurezza, ovviamente il più in fretta possibile perché continuare a rimandare così tanto non era più tollerabile. Secondo me le contro-manifestazioni sono nate in seguita ad un travisamento di quello che era il messaggio originale perché effettivamente nessuno poteva essere contro al ritorno a scuola, dal momento che si trattava di un nostro diritto e dovere e di ciò che tutti gli studenti vogliono e dovrebbero volere. Alle riunioni del Collettivo hanno partecipato studenti che hanno espresso le loro perplessità; è stato interessante instaurare un dibattito in cui è stato possibile ascoltare opinioni diverse riguardo alla DAD e le nostre azioni come collettivo.

Dopo un mese di riapertura delle scuole come valuti la situazione attuale?

Come dicevo all’inizio, ho constatato un lavoro che è stato fatto nella direzione giusta. Sicuramente non è perfetto e, ovviamente, ci si può sempre migliorare, in particolare i bus negli orari di punta, anche se, per esempio, nella sede in Fiera è stato messo un presidio della Finanza per evitare gli assembramenti in entrata e uscita. Certamente bisogna mantenere monitorati bus all’interno perché, per ora, le fermate non costituiscono un problema. Bisogna poi prestare attenzione a tutte quelle accortezze da avere all’interno della scuola: igienizzazione delle mani, ricambio dell’aria. Di sicuro l’attenzione durante le lezioni è cresciuta in modo esponenziale, almeno da quanto ho potuto osservare: soprattutto nella prima settimana di rientro mi sembrava di vivere in un altro mondo. Ci sono, ovviamente, dei pro e dei contro: per ora la situazione è ancora tollerabile e, in ogni caso, è dovere del Collettivo e degli studenti tenere monitorata la situazione e intervenire qualora ci sia la necessità di risolvere eventuali problemi. 

 

Intervista di Caterina Monaco