Lenzuolo Barocco


 Nell’antica Val di Noto, culla di cultura,

zona dell’incantevole Trinacria,

ai piedi di un colle, sventola un candido lenzuolo barocco, che veste la terra, una meravigliosa città: l’incantevole Scicli.

Camminando, in brevis, tra i palazzi, le chiese, i monumenti e le zone balneari, si viene rapiti da un senso di magnificenza e sfarzosità, che tutto all’intorno, come per incanto, sembra trasmetterti.

Donnalucata: profumo di mare, le onde con il loro rilassante e rumoreggiante suono, che si scontrano bruscamente con gli scogli ricolmi di alghe e di piccoli granchi. E, poi, quel cielo terso che fa da sfondo al raggiante sole primaverile: si avverte una sensazione di libertà e totale apertura dell’animo.

La vera Scicli non è solo mare, ma barocco: un candido lenzuolo barocco.

A 200 metri da terra, si staglia la leggiadra chiesa di San Matteo, posta al sommo di un colle.

La faticosa, ma caratteristica salita, che porta in cima, mostra la bellezza delle viuzze rurali, dove, sin dal principio, veniva svolta la feriale e povera vita del paese.

Si arriva alla sommità con qualche goccia di sudore che rende madidi il viso e la fronte.  E lì è l’incanto: affacciandoti dal bastione, sotto i tuoi occhi si dispiega il candido lenzuolo barocco. Un lenzuolo leggermente macchiato, diverso, travolto da una violenta pandemia.

Immancabile, però la vista della magnifica chiesa di San Bartolomeo, posizionata perfettamente nel panorama circostante, incastonata nelle rocce dell’omonima cava.

Si intravede Palazzo Beneventano con il suo angolare prospetto totalmente barocco e i suoi stupefacenti balconi tipici del barocco siciliano, fregiati di strane e bellissime allegorie.

Si vedono, in lontananza, nelle silenziose zone campagnole, i pini che fanno da ombra alle tombe dove gli sciclitani godono del riposo eterno e della tranquillità della zona periferica.

Il lenzuolo barocco, però, non finisce lì:

basta poco per intuirne tutta la magnificenza.

“Chi ha visto per una volta sola la magna bellezza di Scicli, ne resterà preso per tutta la vita”.

 

Totò Calvo 1^C Scientifico – Istituto “G. Carducci” – Comiso (RG)