“The Promised Neverland” e il veganismo

“The Promised Neverland” è un manga scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu. Emma, Norman e Ray sono i tre protagonisti della storia, la loro vita scorre serena vivendo con altri 34 bambini all’interno di un orfanotrofio, Grace Field House, ci viene presentato come un semplice edificio di campagna, con a capo quella che dai bambini viene chiamata mamma Isabella.
Purtroppo, questa è solo una facciata per una macabra verità. Grace Field House è una fattoria umana, dove i bambini esistono come cibo per una specie più in alto nella catena alimentare: i demoni. I parallelismi con l’allevamento di animali sono evidenti.
“The Promised Neverland” pone allo spettatore domande sul nostro rapporto con gli animali. Uccidere gli animali è morale se siamo una specie “migliore”? Se la risposta è sì, allora i demoni di “The Promised Neverland” hanno per noi una moralità identica.
Perciò, la nostra percezione antagonistica di loro non è ipocrita?
Se il bestiame vive una buona vita, può essere giustificato il suo massacro? Difendiamo l’allevamento di animali dicendo che con elevati standard di allevamento e macello, il nostro consumo di animali è morale. Supponendo che fosse così, le diete dei demoni in “The Promised Neverland” sono difendibili, infatti, Emma e i suoi amici vivono in pace prima di essere uccisi in modo tendenzialmente indolore. Anche la moralità dei demoni riguardo alla vita e alle specie è inconsistente. Nel primo episodio, uno scambio tra due demoni quando si discute di una potenziale fonte di un rumore è: “Se fosse un gatto randagio, lo avrei preso e mangiato”; “Mangi cose come i gatti?”. La nozione di demoni che mangiano umani, ma storcono il naso (supponendo che abbiano il naso) al pensiero del consumo di gatti, rispecchia noi che mangiamo con nonchalance animali da fattoria, ma mettiamo in discussione l’idea di mangiare animali domestici. Sia nel caso dei demoni che per noi, la nostra percezione e il trattamento delle specie sono dettati da norme culturali e sociali.
Il manga esplora in seguito più argomenti a tema animale, come gli allevamenti intensivi e la caccia come sport. Detto questo, ci sono infinitamente più fattorie industriali che fattorie premium come Grace Field House, ciò rappresenta uno specchio ripugnante della realtà. Gli umani vivono, se così si può chiamare, in condizioni infernali. Senza alcuna qualità di esistenza, vengono sfruttati dolorosamente, legati a macchine e ingrassati per la macellazione. Se nella realtà la maggior parte delle fattorie sono allevamenti intensivi come questo, dovremmo intervenire?
“The Promised Neverland” è un raro caso in cui l’ntrattenimento interessa il controverso argomento del veganismo e lo esplora tramite una storia estremamente coinvolgente. Ignorare i suoi temi di liberazione animale rende la lettura di questa serie incompleta.
Nessuno è colpevole di mangiare animali, poiché quando qualcosa è così normalizzato è naturale vivere in una bolla di vetro nella quale non ci si rende totalmente conto di ciò che si sta effettivamente facendo. Allo stesso modo, un demone che risiede in un mondo in cui mangiare gli esseri umani è accettato non ha colpa. Ma quando arriva materiale potente come The Promised Neverland dovremmo riflettere su cosa troviamo nei nostri piatti e chiederci se possiamo difendere come è arrivato lì.
Per gli animali, siamo i demoni che uccidono i bambini per la carne.

Francesca Nestre, III I