La grande vetrina di Sanremo

Si è concluso da poco il settantunesimo Festival di Sanremo, un festival come sempre estremamente chiacchierato e commentato. Quest’anno però le polemiche attorno all’ evento sono iniziate molto prima che i conduttori, Fiorello e Amadeus, salissero sul palco dell’Ariston. Nel delicato periodo che stiamo vivendo, molti hanno visto il Festival come una forzatura, una mancanza di rispetto, un bisogno non necessario di investire soldi e tempo.

Sanremo può piacere o non piacere, ma quest’anno più che mai serviva a tutti noi un po’ di musica nuova, accendere il televisore e sentire finalmente qualcosa di diverso, invece delle solite notizie su contagi, vaccini, zone rosse, arancioni, gialle del nostro Paese.

La lettura “tradizionale” di Sanremo non è stata alterata dalle novità e dalle stranezze che, con il passare degli anni, hanno fatto capolino sul palco, anche se molti, quest’anno, hanno percepito forse una perdita di qualità.

Il Festival si è trasformato in una vetrina necessaria per mettere in mostra il proprio personaggio, non più soltanto un palco per far conoscere la propria musica.

Nelle cinque serate sanremesi, come ospite atteso, un personaggio che ha fatto abbastanza parlare di sé: Achille Lauro. C’è chi pensa che i suoi “travestimenti”, che danno vita a dei veri e propri “quadri”, siano esagerati e privi di significato, quasi blasfemi in determinate occasioni, non adatti a un palco come quello di Sanremo. Una presenza scenica, la sua, stravagante, già vista. Lauro non è stato sicuramente il primo ad usare uno stile eclettico, basti pensare a Renato Zero, David Bowie, Elton John. Non si riesce quindi a concepire perché, le scelte di stile di questo cantante, destino tanto scalpore.

Sono state diverse le testate che si sono occupate dei look degli artisti presenti al festival, con articoli spesso di poco spessore. Un giornalismo di basso livello, come se più importante fosse l’abito piuttosto che la voce, le esperienze, i messaggi dei brani. Che dire poi sui vincitori di questa edizione? I Maneskin li trovo abbastanza diversi, nel senso buono del termine, rispetto a quello che siamo abituati a sentire.  Forse un po’ azzardata la scelta del loro look: aggressiva e impegnativa.

Magari, in questa edizione di Sanremo, si è perso di vista il vero motivo di fondo: la musica… aspettiamo dunque la prossima edizione per vedere se qualcosa cambierà.

 

di Francesca Cieri