La creazione della donna

Oggi più che mai ci si interroga costantemente sulla situazione sociale femminile, che tristemente, anche nel 2021 appare tremendamente complessa. Sono sempre più frequenti notizie di donne che subiscono violenze e maltrattamenti in famiglia e ingiustizie e prevaricazioni nel mondo del lavoro, svalutate e accusate per la semplice “colpa” di essere tali, accuse che si collocano alla base di un circolo ricorrente di misoginia e prevaricazione che non sembra purtroppo avere possibilità di fuga. La domanda allora sorge spontanea: “Dove e soprattutto quando hanno origine i radicati pensieri che portano la collettività a screditare la figura femminile ?”

Immediatamente ci si rende conto che per scovarne le radici bisogna rivolgere attenzione al passato, per giungere fino all’antica Grecia. Più precisamente risulta interessante soffermarsi ad analizzare l’opera scritta dall’autore Esiodo, Opere e giorni, che tra i vari temi si ripropone di trattare una questione cruciale: fornire una risposta alla necessità di spiegarsi l’origine di tutti i mali del mondo. Partendo dal mito di Prometeo, presente nell’opera nella quale viene narrata la nascita degli dei, la Teogonia, Esiodo fornisce la visione secondo cui Zeus, per vendicarsi degli uomini ricevitori del fuoco donatogli da Prometeo, avrebbe inviato ad essi Pandora, la prima donna, amabile male plasmato e controllato da Zeus stesso con l’aiuto degli altri Dei.

Pandora, somigliando alle dee immortali per aspetto, risveglia l’ardente desiderio insito negli uomini, che, secondo il mito, porta a distrarsi dal proprio lavoro e a perdere il controllo su loro stessi. Questa visione così deviante della donna conduce alla ancora contemporanea concezione di essa in quanto motivo di odio poiché considerato un peso che aggrava l’esistenza dell’uomo. L’effettiva colpa associata a Pandora è quella di aver disperso tutti i mali del mondo aprendo il vaso che li conteneva, è interessante conoscere che fu sprigionato l’intero contenuto del vaso ad eccezione della speranza ελπις, che appare come protetta da una casa indistruttibile. Eppure essa rappresentava l’unico elemento che avrebbe potuto recare sollievo all’uomo ed è proprio la sua mancanza che sancisce l’irreversibilità del triste ed infinito destino umano, cosparso di sofferenze e arduo lavoro.

Se da una parte Pandora, capostipite della stirpe delle donne, risulta essere artefice del male, poiché per sola curiosità si rende colpevole dell’apertura del vaso contenente i mali, dall’altra è considerabile non più che un’inerme pedina nelle vendicative mani di Zeus,  che, desiderando eliminare i mezzi di sostentamento per l’uomo, si rivela essere vero artefice della vicenda. Nonostante ciò, anche questa seconda visione meno colpevolizzante, porta in età moderna allo sviluppo del pensiero che individua nella figura femminile un’ambigua fonte di dolore e un ulteriore carico aggiuntivo per l’uomo, che però, privato di essa, non riesce a condurre una vita completa.

Ancora oggi molte donne sembrano essere vittime di un retrogrado retaggio maschilista e misogino, che le vede considerate ancora in alcune realtà meno degne di diritti e rispetto in confronto agli uomini. In conclusione figure femminili quali Pandora, per la letteratura greca, ed Eva per la cristianità vanno effettivamente collocate alla base del concetto di misoginia moderna. In quanto tali è essenziale poterle studiare per riuscire a contestualizzare il mito e comprendere che si tratta di visioni arcaiche da cui la nostra società moderna si dovrebbe completamente distaccare, nella speranza che un giorno finalmente tutti possano affermare di avere pari diritti e rispetto

Rosa Schiano Lomoriello III C