La fragilità della terra

La tematica dell’ambiente è da sempre stata una questione alquanto interessante e, soprattutto, fondamentale. La natura è stata data per scontato per molto tempo, così tanto da portarla al proprio limite. Purtroppo, solamente negli ultimi anni ci si è incominciati a rendere conto di tutti gli errori commessi ed è nata la voglia di rimediare, benché non sia collettiva. È arduo, inoltre, comprendere come si è arrivati a tal punto, a dover ripetere più volte di fare la raccolta differenziata, come se un atto così veloce e facile possa realmente disturbare le vite altrui.
Grazia alla lettura interattiva del Futuro per Gaia, si è avuto modo di poter leggere ed analizzare numerosi testi, i quali hanno certamente aiutato nel raggiungere una nuova prospettiva su questa problematica. Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato proprio questa dinamica, che potrebbe essere definita quasi come un rapporto tossico, tra l’uomo e la natura, nella quale quest’ultima continua a perire sotto gli occhi di tutti. Il testo di Giacomo Leopardi, infatti, non ha fatto altro che evidenziare questo concetto, in una maniera discreta, ma al contempo evidente. L’uomo è da sempre rimasto affascinato dal creato stesso, trovando molte difficoltà nel definirlo. Possiamo affermare, dunque, che abbia da subito cercato di scoprirlo e comprenderlo,a poco a poco, ma, nel corso di questo processo, non si è più portato rispetto per l’ambiente stesso, e il bisogno di dare un falso ordine a ciò che ci circonda è aumentato sempre di più. Ciò, ovviamente, non giova a nessuno. Il mondo stesso è una macchina perfetta, di cui non ci stiamo prendendo cura. Le motivazioni di queste nostre azioni, inoltre, sono insensate e basate sul nulla: che si tratti di guadagno economico o comodità personale, difatti, nulla di tutto ciò potrebbe esistere senza un pianeta dal quale dipendere. La nostra stessa esistenza dipende dal pianeta terra. Quest’ultimo, invece, con o senza di noi, continuerà ad esistere, completamente indisturbato. Come è possibile, dunque, che l’intera umanità non comprenda questo concetto così basilare? Eppure, siamo costantemente circondati da nuovi modi e tecnologie per ingannare la morte, per riuscire a prolungare la vita in un posto da noi costantemente trascurato. Questo paradosso, se vogliamo così definirlo, può essere causato da una visione errata del mondo. Quest’ultimo, difatti, nelle nostre menti, non è altro che un pianeta enorme, sopravvissuto a generazioni su generazioni, ere su ere, percepito come un che di invincibile. Ma non è realmente così. Il nostro pianeta è fragile, bisognoso del nostro aiuto e supporto. Come dimostrato da numerosi testi letterari, quale “Uno sguardo a casa” di Jonathan Safran Foer, avere il privilegio di poter osservare la terra dallo spazio ti fa realmente capire la sua immensa bellezza e vastità, mettendoti quasi in soggezione. Al contempo, ti mostra come il pianeta stesso fluttui nel nero più totale, privo di barriere o protezioni, come la sua fragilità sia smisurata, e come quest’ultima influisca su tutti noi. Dallo spazio, difatti, l’ambiente non è più un singolo concetto, estraneo a noi, e nemmeno parte integrante della nostra vita. È noi tutti.
Non fare niente per l’attuale situazione nelle quale versa la terra e, anzi, peggiorare le cose, non è più un atto egoista, bensì un atto di pura ignoranza e stupidità. La natura ci ha sempre fornito tutto ciò di cui abbiamo avuto bisogno, ma noi, come esseri avari e ingordi, abbiamo sempre voluto di più. L’esempio più eclatante della nostra natura è proprio il nostro sconfinato utilizzo della violenza: tutti gli animali sono pronti e in grado di nuocere, ma solo gli esseri umani non hanno alcun tipo di freno. Questa visione non è solamente triste, è esasperante e deludente. Le azioni di un singolo influenzano intere comunità, ed è ora di rendersene conto.
Flavia Balletta III C