L’effetto della veduta d’insieme

“L’effetto della veduta d’insieme” fu l’espressione coniata da Jonathan Safran Foer
per indicare la violenta carica di emozioni che colpì gli astronauti nel momento in
cui si ritrovarono a osservare il nostro pianeta da una prospettiva completamente
nuova. Questo avvenimento infatti risultò talmente intenso da provocare, ai pochi
fortunati testimoni, un tale stravolgimento interiore che li portò a cambiare
completamente le proprie esistenze.
Ciò accade perché guardare il nostro ambiente da una prospettiva nuova e
privilegiata ci permette di comprendere come la Terra non sia la statica scenografia
delle nostre esistenze, bensì un sistema complesso e fragile di cui noi facciamo
parte.
Com’è possibile che tale incredibile rivelazione si palesi all’uomo solo
allontanandosi da esso?
La questione ambientale è stata a lungo rimossa dall’attenzione e dall’agenda
politica dell’intera comunità mondiale, totalmente abbagliata da uno smodato
desiderio di crescita e di accumulo che, in particolare negli ultimi due secoli , è
stato possibile solo depredando , impoverendo e sfruttando l’intero ecosistema
“ Terra”.
Solo dagli ultimi quarant’anni il tema ambientale è diventato attuale: lentamente si
è iniziata a diffondere la consapevolezza che tale sistema di sviluppo e di
produzione è in contrasto con la permanenza dell’uomo sulla Terra a lungo andare.
In tal senso molto importanti sono state le campagne di sensibilizzazione portate
avanti da numerose organizzazioni internazionali ambientaliste e pacifiste, che
hanno avuto il merito di portare al centro dell’attenzione la questione del
cambiamento climatico, denunciandone la responsabilità antropica.
Proprio grazie a tali azioni, nel 1997 è stato siglato il protocollo di Kyoto, un accordo
internazionale finalizzato a contrastare il riscaldamento globale e a
ridurre le emissioni di CO2 sulla Terra. Il protocollo però è entrato in vigore
solamente nel 2005, con il coinvolgimento di cinquantacinque paesi.
Solo nel 2015 è stato stipulato il primo accordo universale, l’Accordo di Parigi,
riguardo i cambiamenti climatici. Proprio nel 2017 l’ex-presidente degli Stati Uniti
d’America, Donald Trump, ha annunciato l’uscita ufficiale degli U.S.A. dall’accordo di
Parigi. La scelta ha suscitato enorme preoccupazione a livello mondiale, dal
momento che gli Stati Uniti rappresentano una delle maggiori potenze economiche
e industriali del pianeta. Di tutt’altro tenore è stato il segnale che è giunto dalla
Casa Bianca già dai primissimi giorni di mandato del nuovo presidente degli Stati
Uniti, Joe Biden, il quale ha prontamente firmato gli ordini esecutivi per rientrare
nell’accordo di Parigi.

Come ci ha insegnato la pandemia nell’ultimo anno, infatti, non esiste una
soluzione adeguata a tutelare la salute dell’ambiente e dell’uomo stesso che non sia
condivisa e attuata in modo globale da ogni paese della Terra.
Molteplici sono le difficoltà che una conversione ecologica del sistema industriale
tuttora incontra a causa degli interessi in gioco. Difatti, mentre da una parte le
grandi multinazionali che operano in paesi sviluppati oppongono resistenza al
cambiamento a causa degli elevatissimi costi di riconversione ecosostenibile delle
attività produttive, dall’altra per numerosi paesi in via di sviluppo o sottosviluppati
una moderna ed ecosostenibile industrializzazione risulterebbe proibitiva.
D’altro canto i disperati segnali che la terra ci sta inviando non possono più essere
ignorati.

Zoe Lardaro III C