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Sole che corrode, aria che soffoca: stiamo costruendo un inferno terreno

Sole che corrode, aria che soffoca:
stiamo costruendo un inferno terreno
Immaginiamo di star semplicemente sostando in spiaggia, il sole
che riscalda la pelle, l’aria che sa di salsedine e l’acqua che bagna le
dita dei piedi, i gabbiani nel cielo, i pesci nel mare, i molluschi sugli
scogli, i frutti di mare, i crostacei e quei piccoli pesciolini che nuotano
spesso verso riva e che mordicchiano talvolta la pelle.
Una situazione generalmente normale, quasi iconica, specialmente
delle vacanze italiane.
Ecco, e adesso immaginiamo che tutto questo non ci sia più.
Pensiamo ad un incubo, un brutto sogno, nel quale il sole non
abbronza, ma brucia la pelle, la corrode e genera in essa terribili
tumori, i melanomi, che lasciano le loro vittime imprigionate in
ospedali, costringendoli a guardare la propria lenta morte, la caduta
dei propri capelli ed il mutamento del proprio corpo, senza poter
vedere i parenti. Perché intanto è anche in corso una terribile
pandemia che viaggia nell’aria che respiriamo, che non è più quella
profumata di salsedine, che ci ricorda la vita, ma un potenziale
omicida invisibile.
In questo terribile incubo i pesci muoiono, bloccati nel nero catrame
che una barca, mille navi, hanno lasciato propagarsi nel mare.
Ed i gabbiani che volavano in cielo ed
aspettavano il momento per
immergersi nell’acqua salina, per
uscirne con la preda in bocca, adesso
sono senza cibo, talvolta vittime anche
loro di quella morte nera, petrolio, che
li trascina in una lunga agonia che li
strozza lentamente, condannandoli a
guardare il mondo sfumare in una
morte di pece. E quelli che non
muoiono in mare, per mangiare, sono
costretti a migrare nelle città, a
diventare dei feroci carnivori,
divoratori di altri uccelli, piccioni
sporchi, malati anche loro e portatori
di altre cento malattie.
Ed i molluschi sugli scogli? I frutti di
mare, i crostacei, le meduse, i ricci di mare?
Tutti morti.
Il massacro di un intero pianeta, conseguenza di una sola specie:
l’essere umano.
Un incubo orribile, vero? Di quelli che ti svegliano nella notte in
preda ad un urlo, per i quali si impiega qualche minuto affinché possa
sfumare ed al suo posto realizzare la realtà delle propria camera,
accorgersi che si stava dormendo.
Ma se invece questo non avvenisse? Se non fosse solo un incubo, se
non ci fosse la calda camera da letto a consolare per il sogno fatto?
Sarebbe bello poter dire che questo sia solo frutto della propria
fantasia, dello stress, ma purtroppo il vero sogno non è la catastrofe,
ma l’illusione che la realtà sia diversa, l’illusione che il mondo
funzioni ancora, che gli animali vivano sereni e la nostra Terra, l’unica
che abbiamo, sia sempre uguale, salva.
Ma quello che realmente è difficile comprendere è che se questa
catastrofe ci spaventa tanto, se desideriamo ancora starcene sulla
spiaggia a prendere il sole, e se l’essere poi teme così tanto la
morte, perché stiamo rendendo la nostra stessa vita, il nostro
pianeta, che era questo stesso un paradiso, simile all’inferno?
Temiamo così tanto quello che ci attenderà dopo la morte e poi
tramutiamo quell’unica vita che abbiamo nell’Ade

Flavia De Ruggiero III C