Abbandono scolastico

IL LIFELONG LEARNING
A partire dal nuovo millennio l’Unione Europea ha evidenziato l’importanza dell’apprendimento permanente istituendo un apposito Programma (LLP, Lifelong Learning Programme) che prevede finanziamenti ed azioni specifiche nel settore dell’istruzione al fine di favorire lo svolgimento di attività formative lungo tutto l’arco della vita, attraverso la mobilità dei cittadini tra Stati Membri. Si è pertanto riconosciuto il ruolo fondamentale che l’istruzione e la formazione svolgono per rafforzare la coesione sociale, la cittadinanza attiva, oltre che l’affermazione personale e professionale.
Nonostante queste iniziative, in Italia il tasso di abbandono scolastico, il cosiddetto ELET (Early Leavers from Education and Training), è ancora troppo elevato.

QUALCHE DATO
Da sempre in Europa si è stati consapevoli del fatto che l’Italia sia uno tra i primi paesi per abbandono scolastico, ma i dati dimostrano che l’essere consci dell’esistenza di un problema non basta per risolverlo. Secondo studi recenti è stato dimostrato che in Italia sono più di 600 mila ogni anno gli studenti che, una volta terminata la scuola dell’obbligo, abbandonano il percorso formativo. Secondo delle indagini condotte l’Italia risulta occupare il sesto posto nella classifica europea con un tasso di abbandono scolastico pari al 13,5% dei ragazzi. In quinta posizione si colloca la Bulgaria (13,9%) preceduta dalla Romania (15,3%), da Malta (16,7%), dalla Spagna (17,3%) e dall’Islanda (17,9%).

LE CAUSE
Le cause dell’abbandono scolastico sono molte e disparate. La più diffusa è quella relativa alla scelta dell’indirizzo di studi: spesso i ragazzi vengono orientati, anche inconsciamente, dalle famiglie ad intraprendere un percorso di studi che si rivela non adatto a loro. Di fronte alle difficoltà che comporta per un ragazzo studiare materie che non lo stimolano affatto si può reagire in diversi modi: si può cambiare indirizzo di studi oppure ci si può ritrovare estremamente demoralizzati e demotivati tanto da spingersi a lasciare completamente la scuola appena terminata quella dell’obbligo. Un ruolo decisivo è anche quello del docente, che non sempre è in grado di coinvolgere e appassionare tutti gli alunni, e del rapporto che ha con gli studenti che dovrebbe essere aperto al dialogo e fondato sul rispetto reciproco. Altre cause possono essere legate a fattori più individuali come disturbi dell’apprendimento e difficoltà nella comprensione. Non meno importante, inoltre, è il rapporto con i compagni e con l’ambiente scolastico in generale: bullismo, difficoltà nell’integrarsi o senso di inadeguatezza.

GLI EFFETTI DELLA DAD SULL’ABBANDONO SCOLASTICO
Il numero dei ragazzi che abbandonano la scuola e gli studi, purtroppo, è sempre in crescita e successivamente all’introduzione della DAD, a causa della pandemia, è aumentato ancora di più. La didattica a distanza ha, infatti, creato non pochi disagi: molti studenti con famiglie economicamente in difficoltà non possiedono dispositivi elettronici o connessioni ad internet sufficientemente stabili da consentire di seguire le lezioni agevolmente ed assiduamente; altri, invece, sentendosi meno controllati dai docenti si sono lasciati attrarre dalle mille distrazioni che si hanno nelle proprie case, accumulando un numero elevatissimo di assenze ingiustificate e non seguendo le lezioni; altri si sono trovati in estrema difficoltà nell’approcciarsi ad una modalità di fare lezione completamente diversa, venendo meno il rapporto diretto, non filtrato da uno schermo, tra docente e studente. È, perciò, emerso da un’indagine recente che attualmente solo a Roma 1 studente su 3 è propenso ad abbandonare gli studi.

L’ABBANDONO DEGLI STUDI DOPO IL DIPLOMA
Ultimamente sono in calo anche le iscrizioni all’università poiché molti giovani preferiscono tentare un approccio diretto al mondo del lavoro. Spesso, dopo aver affrontato cinque anni di scuola superiore la voglia di dover studiare ancora parecchi anni non c’è e si preferisce poter contare su una stabilità economica immediata piuttosto che sull’incertezza che purtroppo attende, spesso, anche chi ha completato con successo un faticoso percorso formativo. Infatti, capita troppo frequentemente di sentire che un ragazzo laureato sia disoccupato. Nel 2017 uno studio ha evidenziato che in Italia il 19,5% dei laureati (circa 344 mila) non ha un lavoro e il 19% (circa 336 mila) svolge una professione per la quale non è necessario aver conseguito una laurea.

Chiara Galgano 5°E