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Dante Alighieri: nostro contemporaneo o uomo d’altri tempi?

Dante Alighieri è considerato il padre della letteratura italiana, colui che ha inventato la lingua italiana. Egli nacque a Firenze nel 1265, da una famiglia di piccola nobiltà formata dal padre Alighiero di Bellincione, che pare facesse l’usuraio, e dalla madre Bella degli Abati. Figure importanti per Dante sono Brunetto Latini, che fu suo maestro, e i suoi amici Guido Cavalcanti e Guido Guinizzelli, con i quali fondò la scuola del Dolce Stil Novo. Egli sposò una donna, con cui poi ebbe quattro figli, di nome Gemma Donati, che però non amò, perché si innamorò follemente di una donna che incontrò per la prima volta a nove anni: Beatrice; alla quale dedicò una delle sue prime opere: la Vita Nuova. Dante scrisse molte opere, ma la più importante tra di esse è la Divina Commedia. Quest’opera è detta Summa, poiché racchiude il pensiero medievale, e in essa Dante affronta temi che sono sempre attuali: l’amore, la fede, la politica, il peccato, la redenzione e il libero arbitrio.  Pur essendo un’opera scritta circa settecento anni fa, resta comunque attuale, perché l’autore scrive:

nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

che la diritta via era smarrita.

Quindi afferma di trovarsi in un particolare periodo della sua vita, che lo mette di fronte a svariate difficoltà dalle quali non riesce ad uscire.

A tutti capitano i momenti di difficoltà, dove ci si sente più deboli e vulnerabili, dove tutto va storto e ci si perde per una “Selva Oscura”, anche a coloro che si sentono più forti ed invincibili, ed è difficile raccontarlo e parlarne perché si ha paura. Non appena si riesce ad uscirne è come se si vedesse una luce, come quella del colle che vede Dante, che dà speranza, che però dura ben poco, perché si pensa di averla scampata, ma ecco che spuntano tre fiere pericolose che ostacolano ancora il cammino. Dante vede un uomo, (Virgilio), e a quel punto grida “aiuto”, un po’ come facciamo noi, quando cerchiamo riparo nelle persone a noi più care, di cui ci fidiamo e alle quali raccontiamo tutte le nostre paure e i nostri momenti bui, come gli amici o anche i parenti, che ci aiutano ad andare oltre, perché da soli non si riesce sempre.

Egli ha un po’ timore ad intraprendere questo viaggio, crede di non essere abbastanza capace. Al giorno d’oggi ci sono persone che si frenano molte volte nel fare determinate cose, perché non si sentono all’altezza della situazione, perché la paura di fallire e di rimanere delusi è troppa. Ci si preoccupa troppo del pensiero degli altri, di piacere agli altri prima di piacere a se stessi, perché ormai l’apparenza è tutto, e ci si sente inferiori, “non abbastanza.

Dante ci invita a reagire, a rispondere anche alla violenza, e differenzia gli iracondi, coloro che si arrabbiano spesso, dagli accidiosi che non ribellandosi si assorbono tutta la loro violenza. Potremmo paragonare questa situazione con il bullismo presente ormai da tempo nelle scuole. I bulli, infatti, scaricano tutta la loro rabbia verso i più deboli, che non hanno la forza di reagire.

Inoltre, l’autore vuole mandare anche un altro messaggio attraverso il canto XXVI, con Ulisse. Ci invita a non pensare solo a noi stessi, ma anche agli altri, a non essere “egoisti”, come fu Ulisse a suo tempo. Egli si fece prendere dalla voglia di conoscere, partendo con una barca e portando con sè anche i suoi compagni, senza sapere neanche dove li stesse conducendo. E proprio nel bel mezzo della scoperta, arrivò una tempesta che fece morire tutti. Molto spesso ci si fa prendere dalla voglia di intraprendere delle “esperienze”, trascinando con noi altre persone che probabilmente accettano solo per non essere giudicate e per non essere viste come “deboli”. Quindi ci spinge a pensare alle conseguenze che le nostre decisioni e le nostre azioni possano avere sugli altri e su noi stessi.

Continuando il suo viaggio, insieme a Virgilio, ci fa riflettere sulla fiducia, attraversando il lago di Cocito, che si trova nell’ultimo girone dell’Inferno, nel quale si trovano  i traditori. La fiducia è alla base di qualunque relazione umana, fra due o più persone. Una volta persa la fiducia il rapporto non sarà mai di nuovo come quello di prima, qualcosa ormai si sarà spezzato.

Dante, quindi, pur essendo un autore passato, e la sua opera risalente a molti anni fa, ci porta con lui in questo viaggio immaginario che è di insegnamento per la nostra vita, ci spiega come comportarci di fronte alle nostre emozioni, e che ogni nostra azione o reazione ci spiana la strada verso: o l’Inferno, o il Purgatorio, o il Paradiso.

Rizza Elena 3BL