Al termine del 2020 il governo cinese ha dichiarato di aver raggiunto l’obiettivo per il 2021 eliminando definitivamente la “povertà assoluta” dal paese e raddoppiando il reddito pro capite del 2010. Rimane ora da vedere quanto queste conquiste riescano a mantenersi nel tempo.
Un raggiungimento, quello del presidente Xi Jinping, che rimane ineguagliato da ogni nazione nella storia moderna, risollevando dalla miseria circa 100 milioni di persone e contribuendo al 70% alla riduzione della povertà mondiale.
C’è da dire che secondo i criteri cinesi rientrano nella categoria della povertà assoluta tutti coloro che possiedono un reddito pro capite annuo inferiore ai 4000 yuan (620 dollari) che corrispondono a 1,52 dollari al giorno, valore lievemente inferiore a quello stabilito dalla Banca mondiale pari a 1,90 dollari.
Detto questo, quali sono stati i provvedimenti messi in atto per il raggiungimento di tale obiettivo?
Le disposizioni attuate, alcune delle quali piuttosto discusse, sono varie e volte a diminuire il divario tra la popolazione rurale e quella urbana.
Innanzitutto, sono stati forniti aiuti in termini di viveri, vestiario, accesso all’istruzione obbligatoria e ai servizi sanitari di base. In secondo luogo è stata ampliata la disponibilità di acqua potabile, che pur non essendo ancora accessibile a tutti (rimane limitata per circa 100 milioni di persone) ha raggiunto la maggior parte dei villaggi rurali.
Alla disponibilità di acqua si è affiancata quella dell’energia elettrica che ha raggiunto un tasso di affidabilità del 99%. Inoltre, sono state realizzate infrastrutture per un pari di un milione di chilometri di strade e 35mila di linea ferroviaria.
Il metodo più utilizzato (e anche quello più discusso), però, è stato quello del dislocamento forzato che ha comportato il trasloco delle persone più povere delle aree rurali in aree urbane e la conseguente demolizione dei villaggi abbandonati con esproprio delle terre.
Quindi sì, la Cina si è data da fare investendo 1600 miliardi di yuan (200 miliardi di euro) e raggiungendo, di fatto, i propri obiettivi.
Purtroppo i metodi non troppo “democratici” assieme all’alto tasso di corruzione del sistema burocratico cinese hanno fatto avanzare qualche critica e il processo è stato accusato di riflettere il regime politico del paese ed essere poco praticabile su diversi modelli politico-sociali. Inoltre la campagna si basa su un sistema di sussidi da cui dipendono ancora molte persone che, una volta terminati i bonus dello stato, potrebbero ricadere in povertà.
Un altro problema riguarda la crescita della disuguaglianza. Infatti, se il divario tra zone rurali e urbane si è attenuato, la disuguaglianza tra la fascia più ricca della popolazione e quella più povera è aumentata. Il numero di milionari continua ad aumentare e la percentuale di reddito detenuta dal 20% più ricco della popolazione è in crescita. Per questo motivo, uno degli obiettivi del Politburo (l’organismo di 25 membri che controlla il Partito Comunista Cinese) è quello di creare un mercato interno più forte e resistente alle influenze esterne, non basato sull’esportazione e indipendente da un punto di vista tecnologico.
Insomma, visti i progressi fatti quest’anno e le Due Sessioni (l’assemblea annuale dell’Assemblea del Popolo Cinese e della Conferenza Politica Consultiva del Popolo cinese) alle porte, si spera che la lotta alla povertà portata avanti dalla Cina continui, attraverso metodi sostenibili, per ottenere risultati altrettanto importanti.
Marta Catalano, 4H
FONTI
https://www.lastampa.it/esteri/2021/02/25/news/in-cina-non-esiste-piu-la-poverta-1.39951969
https://www.globaltimes.cn/page/202102/1216755.shtml
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-le-due-sessioni-dopo-un-secolo-di-partito-29454
https://quifinanza.it/editoriali/video/come-cina-sconfitto-poverta-verita/465744/
https://argomenti.ilsole24ore.com/parolechiave/politburo.html
