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Misty Copeland: la storia della ballerina  afroamericana 

Le dicevano che non aveva i piedi giusti per stare sulle punte, che era eccessivamente muscolosa e aveva il petto troppo largo. Un corpo inadatto al balletto classico. Eppure lei non si è persa d’animo, ha avuto fiducia nel suo talento, Misty Copeland, 34 anni è diventata una delle soliste del prestigioso American ballet theatre di New York nonché un simbolo ed un noto esempio della realizzazione di un sogno che abbraccia tutte le bambine afroamericane in una società ancora troppo bianca.

Misty, nata a Kansas City, nel Missouri, è infatti cresciuta in una famiglia molto povera, e pur avendo iniziato il suo percorso a soli 13 anni, relativamente tardi per il balletto classico ,  è riuscita a costruire un’ immagine da ballerina professionista lottando, durante tutto il corso della sua carriera, proprio sulle difficoltà dovute al colore della sua pelle e al suo corpo fuori dai canoni, che riesce ancor oggi ad emanare grazia, dolcezza, forza e potenza allo stesso tempo

I suoi impegni non si limitano solo al balletto ha, infatti, pubblicato un’autobiografia best seller dal titolo  “Life in motion” che rappresenta il racconto di un destino segnato. Ha anche firmato un libro per bambini “Firebirds” di cui l’argomento principale è coltivare i propri sogni. Misty è inoltre il filo conduttore dello spot per la linea di abbigliamento sportivo Under Armour dal titolo  “I will what I want” che l’ha confermata icona di stile e di bellezza.

Nonostante il suo successo, Copeland non smette mai di ribadire il grande lavoro da fare nel mondo della danza per sconfiggere il razzismo “Non ero del tutto preparata ad essere l’unica afroamericana dell’American Ballet Theatre degli ultimi vent’anni” ha detto lo scorso gennaio, durante lo show televisivo della PBS American Masters. “La constatazione che sono pochissime le persone di colore nelle compagnie di danza più importanti del mondo è stato lo shock più grande che ho dovuto gestire nella mia carriera. Credo che ci voglia più diversità in tutti gli ambiti, sul palco, tra il pubblico, nella direzione, e che le nuove generazioni vadano sollecitate in questo senso” e ancora ha dichiarato in un’ intervista della BBC “La sfida è sempre una, grande: superare i propri limiti, arrivare dove sembra impossibile”.

Francesca Cassaniti III C