DOSTOEVSKIJ IN TEMPO DI COVID

Cosa può insegnarci oggi lo scrittore pietroburghese

Sono tempi difficili, inutile girarci intorno. Tra la chiusura dei locali e i divieti di spostamento la nostra quotidianità è evidentemente cambiata negli ultimi mesi, ma forse possiamo imparare qualcosa proprio approfittando di questa lontananza dalla vita frenetica a cui siamo stati abituati prima d’ora. E cosa può esserci di meglio di una sana lettura?

Fëdor Dostoevskij è stato uno dei massimi esponenti della letteratura russa ottocentesca. Nonostante quasi due secoli ci separino da lui, le sue letture possono ancora oggi comunicare con noi, portandoci a riflettere sulle nostre vite, sui nostri affetti e sui nostri problemi. Prendiamo come spunto due dei suoi romanzi più famosi, I fratelli Karamazov e Delitto e castigo.

I fratelli Karamazov
Sicuramente il suo massimo capolavoro. In questo romanzo l’autore si serve di tre fratelli a prima vista molto diversi per porci davanti a vari aspetti della natura umana: la fragilità, l’ingenuità, la sofferenza, la crudeltà, il peccato, ma anche la libertà, la ricerca di Dio e l’amore per il prossimo.

Cari amici miei, non abbiate paura della vita! Com’è bella la vita, quando si fa qualcosa di buono e vero!

A pronunciare questa frase è Alësa, il personaggio più mite del romanzo, dopo aver assistito alla morte della sua guida spirituale e all’omicidio del padre avvenuto per mano del fratello. Dostoevskij gli mette in bocca delle parole in apparenza molto semplici con cui esprime un concetto che ancora ai giorni d’oggi viene spesso dimenticato: la bellezza della vita. Nonostante oggi più che mai sia difficile, dobbiamo imparare a fare tesoro degli innumerevoli momenti di gioia che da sempre accompagnano la nostra esistenza, apprezzandoli adeguatamente e senza dare nulla per scontato. L’autore ci insegna che, così facendo, presto ci renderemo conto di come la nostra vita sia semplice ma non banale, proprio come l’esclamazione di Alësa.

Delitto e castigo
Con un’altra delle sue opere più riuscite, l’autore ci presenta la vicenda di un personaggio consumato da una visione utilitaristica del mondo e il suo cammino di redenzione, che parte ancora una volta dall’amore.

Le piccole cose hanno la loro importanza: è sempre per le piccole cose che ci si perde.

È questa la conclusione a cui giunge il giovane Raskol’nikov dopo aver ucciso una vecchia usuraia con il pretesto di salvare il mondo: non è la grandezza dei nostri piani che riesce ad appagarci, bensì la semplicità di quelle cose che a prima vista possono sembrarci le più insignificanti.

E proprio come Dostoevskij, anche la pandemia di COVID-19 ci ha ricordato per l’ennesima volta il valore delle attività che compivamo abitualmente e spesso quasi distrattamente: una passeggiata, una riunione di famiglia, una cena tra amici senza il timore di un possibile contagio sono le cose che più riescono a renderci felici e doverne farne a meno ci fa comprendere ancora di più la loro importanza.

Marie Vanzo, 4E