L’amicizia: una costante nei secoli

Nel mondo antico era diffuso un proverbio che diceva che non si poteva dire di conoscere una persona finché non si fosse condiviso con lei un un grande quantitativo di sale, cioè non si fosse mangiato insieme molte volte. Il grande filosofo greco Aristotele, riprende il  proverbio  del sale e lo annette al concetto di amicizia: «L’amicizia perfetta […] richiede tempo e consuetudine di vita comune e seguendo il proverbio del sale, non è di conseguenza possibile accogliersi come amici, né essere amici prima che ciascuno si sia manifestato all’altro degno di essere amato….». Riprendendo le parole del filosofo e adattandole alla nostra quotidianità sorge spontanea una  domanda: con l’avvento dell’era digitale, dei social network e con la nostra sempre più frequente inclinazione a condividere spazi e rapporti virtuali, la profondità e la ricchezza di rapporti come l’amicizia è stata minata? I concetti di cui Aristotele ci racconta e riprende dal proverbio del sale sono  ancora validi? Sappiamo bene che con l’arrivo dell’era digitale, le relazioni e la considerazione del concetto di amicizia sono profondamente cambiate, dal momento in cui ci basta cliccare sul tasto “aggiungi ad amici” per essere considerati tali. Tuttavia, siamo a conoscenza del fatto che anche le grandi amicizie possono nascere dai social network, ma per resistere nel tempo hanno fortemente bisogno di essere nutrite dagli elementi base che costituiscono le relazioni umane: guardarsi negli occhi, prendersi  per mano, ridere insieme e piangere uno di fianco all’altro. A fare la differenza, soprattutto, è l’assenza del linguaggio, quell’elemento cosi naturale che ci appartiene,  in grado delineare una vastità di emozioni e di suscitarne altrettante, che perde tutto il suo fascino e la sua spontaneità quando lo si inserisce in una chat online. Questa mancanza, spesso,  ci permette di nascondere le nostre vere emozioni,  ci concede l’occasione di fingerci qualcuno che in realtà non ci appartiene, nascondendo il nostro io e ingannando l’altro. Dunque, si perdono tutti gli elementi che sono alla base del concetto di “amicizia”, poiché l’amico è colui che ti accoglie cosi come sei, spoglio di qualsiasi apparenza, che accetta le tue stranezze e ne fa un punto di forza per volerti ancora più bene, non importa che siate diversi, che abbiate caratteri differenti, la magia risiede proprio nel conoscersi. Pertanto, nonostante ci siano secoli di distanza che ci separano,” il proverbio del  sale” citato da Aristotele vive nel tempo, perché sebbene viviamo in un era in cui internet e i social fanno  parte della nostra quotidianità, l’amicizia ha ancora bisogno di esperienza, di essere messa alla prova, di essere vissuta e consumata per essere considerata tal;  ha bisogno di  attimi di pausa  in cui ci si  ferma a  pensare e  si ricordano, con un sorriso,  i momenti  più belli passati con la persona accanto a te;  necessita di discorsi formati da “ti ricordi quella volta che..”, che non possono ridursi a spazi virtuali o a un’emoticon. Una delle citazioni che racchiude tutte quello scritto in precedenza, appartiene al celebre romanzo di  Hermann Hesse, Narciso e Boccadoro, in cui Narciso, rivolgendosi all’amico, dice: « Non è il nostro compito quello d’avvicinarci, così come non s’avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.»

Flavia Panariello

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