I giovani e il coronavirus

Aver perso da un giorno all’altro, la scuola, gli amici, gli abbracci, la socialità, evoca scenari apocalittici. A sorpresa, uno studio ci restituisce un pizzico di speranza, da un analisi, è emerso che la comunità nazionale ha resistito, nonostante le difficoltà, a questa complessa fase dell’esistenza. Dalla ricerca effettuata si evince una grande capacità di adattamento della comunità educante che ha dimostrato di reagire a un avvenimento traumatico come la pandemia, ricorrendo alla didattica a distanza. Proprio la famigerata “Dad” è al centro dello studio. Il dato è leggermente più solido nella fascia di età 24-35 anni nella quale c’è ovviamente una maggiore abitudine allo studio autonomo e alla distanza dal docente. Il nord e il centro esprimono giudizi decisamente più positivi del sud, legati anche al fatto che la connessione a Internet da quelle parti è sicuramente più complicata. A coloro che hanno dato un giudizio negativo alla didattica a distanza sono state chieste le motivazioni: alcuni lo attribuiscono all’assenza di relazione umana, altri ad una scarsa predisposizione dei docenti all’utilizzo di queste nuove modalità e altri ancora a problemi di connessione. Per il restante degli studenti, la didattica a distanza è solo un modo temporaneo per sostituire la didattica tradizionale, cioè soltanto una risposta all’emergenza. Ci sono poi quelli che ribadiscono invece, che si tratta di una modalità utile ed efficace una formula intelligente ed efficace che fa risparmiare tempo. Paradossalmente grazie alla pandemia, gli studenti hanno riscoperto il valore della scuola. Dopo questa esperienza, per certi versi traumatica, i ragazzi chiedono essenzialmente un cambiamento, specialmente nell’approccio con certi temi come l’inquinamento e alle responsabilità dell’uomo. Si percepisce insomma un processo di colpevolizzazione dell’organizzazione sociale, come se la crisi costituisse un campanello di allarme per le scelte e i comportamenti da adottare in futuro. l’esperienza del Covid-19 ha contribuito a scavare non poco il solco della consapevolezza che va accompagnata, da insegnanti, genitori, dalla fragile comunità educante, perché rappresenta l’antidoto a uno scenario nel quale si addensano le nuvole grigie delle paure della pandemia, della crisi ecologica, della crisi economica. Questa generazione è nata e cresciuta in un paese che attraversa una metamorfosi dolorosa, rispetto alla quale il Covid ha agito come un grande dispositivo di accelerazione del cambiamento.

Giorgia Labadia e Flaminia Grandolfo 3C