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L’essere giusti, adeguati o all’altezza è solo un punto di vista

Essere amati e accettati da chi ci circonda è uno dei nostri bisogni umani essenziali: nella famosa Piramide di Maslow, il bisogno di appartenenza si colloca addirittura al terzo gradino, subito dopo quello di sicurezza. Tale bisogno è così importante che una delle paure più diffuse è proprio il timore del giudizio degli altri. Temiamo di non essere accettati per via del nostro aspetto fisico, delle nostre origini, del nostro livello di educazione, del nostro lavoro, della nostra età, etc. Ognuno di noi ha paura di venir giudicato su un aspetto piuttosto che su un altro, ma alla base di tutto vi è il timore dell’umiliazione, dell’esclusione dal gruppo, dell’emarginazione.

Tale timore, comune a quasi tutti, in alcuni può addirittura trasformarsi in fobia, la fobia sociale (o ansia sociale), ovvero un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e dalla paura di comportarsi in maniera imbarazzante ed umiliante.

L’ansia provata in circostanze in cui siamo giudicati da altre persone è una sensazione che tutti noi conosciamo e che è normale provare. È stato infatti ampiamente dimostrato come un giusto grado di ansia, né troppo elevato né troppo basso, ci motivi a fare sempre meglio.

Talvolta però, la paura del giudizio dell’altro emerge con intensità elevata, durante la messa in atto di una performance (come parlare in pubblico) o durante le normali azioni della quotidianità. Chi ne soffre sperimenta un senso di oppressione, che lo porta a vivere con sofferenza le situazioni temute o a evitarle completamente.

Il timore del giudizio dell’altro è un tema centrale nel disturbo d’ansia sociale. La persona che ne soffre, oltre ad essere estremamente timida, ha costantemente la sensazione che l’altro lo criticherà e giudicherà e si sente per questo continuamente osservato. Anche nel disturbo che porta ad evitare gli altri vi è il timore del giudizio altrui, ma queste persone si trovano in difficoltà in una ampia varietà di contesti e fanno ciò perché temono l’inclusione nel gruppo, sperimentano così un senso di estraneità e di esclusione che li induce a evitare qualsiasi coinvolgimento personale.

La paura del giudizio altrui è trasversale a numerosi altri disturbi, anche in quelli in cui sembra che l’altro non conti nulla. Nel disturbo narcisistico di personalità, ad esempio, il disprezzo per le altre persone nasconde un profondo senso di inadeguatezza e il timore di non essere apprezzato, questo è un aspetto fondamentale per la loro autostima.

L’importante è stare bene nei propri panni e non cercare di essere quello che non siamo. Sentirsi in colpa per non essere come gli altri blocca le relazioni molto più della timidezza stessa, che di per sé è solo una caratteristica naturale. Se però ci si sente in difetto per una propria particolarità, si passerà il tempo a nasconderla, col risultato di non essere più visibile dagli altri, che non “snobbano” di certo perché giudicano gli altri poco brillanti, nessuno infatti passa il tempo a fare le classifiche, ognuno bada per lo più ai fatti propri, lo fanno semplicemente perché si è talmente nascosti sotto una coperta di vergogna e di timori che nessuno può accorgersi della presenza di queste persone. Un modo per uscire dall’angolo senza imporsi inutili e controproducenti forzature, è osservare gli altri. Bisogna spostare l’attenzione dalla propria presunta e temuta imperfezione, e guardare bene come sono fatti gli altri, in silenzio.

Un metodo utile per ridurre il timore del giudizio dell’altro prevede la necessità dell’esposizione graduale alle situazioni temute. Normalmente, a mano a mano che tali situazioni vengono affrontate, si acquista fiducia nelle proprie capacità e ci si abitua all’idea di poter essere giudicati. Infatti, una buona parte del lavoro terapeutico, riguarda la possibilità di essere consapevoli del fatto che il rifiuto non è così pericoloso. Tutto ciò non è una catastrofe, non rappresenta una minaccia per la nostra esistenza e si può accettare l’eventualità di non piacere a qualcuno, è anzi importante essere consapevoli che il rifiuto è un normale evento sociale.

La cosa veramente fondamentale è dunque stare bene con se stessi, accettarsi, imparare ad amarsi, imparare ad amare anche i nostri più piccoli difetti, perché nessuno può fare di noi una forza al di fuori di noi stessi, nessuno può o deve avere il diritto di farci sentire piccoli, inadeguati, fuori posto, non in grado di fare qualcosa o semplicemente non all’altezza; essere all’altezza è solo un punto di vista, ognuno di noi ha qualità che altri non hanno, ognuno di noi cela un proprio mondo dentro di sé che aspetta solo di essere scoperto ed esplorato. Non siamo invincibili, commetteremo errori, sbaglieremo e alla fine impareremo da tutto ciò, nessuno è perfetto e proprio per questo nessuno può avere il diritto o la sfacciataggine di giudicare gli altri in base alla personalità, al modo di essere o di porsi, che cosa dà il permesso e la convinzione ad alcuni di poter esprimere giudizi negativi, commenti cattivi, pareri futili e non richiesti, che portano spesso e volentieri alla sola sofferenza di chi li riceve?

Il tema dell’inadeguatezza è uno dei più delicati e allo stesso tempo diffusi che ci siano; soprattutto al giorno d’oggi un argomento del genere riguarda una scala vastissima di situazioni differenti, come ad esempio la paura di essere giudicati per il proprio orientamento sessuale, di essere considerate delle poco di buono o delle “ragazze facili” solo per il modo di vestire o per determinati atteggiamenti espansivi che spesso rientrano semplicemente nel carattere notevolmente estroverso di una persona, o ancora la paura di essere considerati strani o diversi per chissà quale motivo, di non essere reputati all’altezza… la lista potrebbe continuare all’infinito. Credo che l’unica cosa che conti innanzitutto sia la considerazione che noi abbiamo di noi stessi: se non siamo noi i primi ad amarci e ad accertarci come possiamo essere sicuri che gli altri lo facciano? La sicurezza va ricercata nelle nostre considerazioni, tra i nostri pareri e non tra quelli di persone che non ci conoscono e che non sanno niente di noi; la piena consapevolezza di se stessi è probabilmente il fondamento basilare di una personalità che è pronta ad uscire allo scoperto senza avere il timore di mostrarsi in tutta la sua unicità.

Giulia Cortesi 3E