Sfidare il nazismo con un’arma potente: l’arte

Di Maddalena Fantin

Il romanzo di Baccomo ci racconta in modo originale la storia del nazismo, ricordandoci come nemmeno in piena guerra l’uomo abbia mai rinunciato all’arte. Ciò fa riflettere in una fase storica come quella attuale, nella quale teatri e altre forme di intrattenimento artistiche sono rimaste sospese.

«Un romanzo ispirato alla tragica vicenda di artisti e comici ebrei obbligati a esibirsi in serate di cabaret» Jessica Chia

La “Giornata Della Memoria” 2021 non ha previsto l’organizzazione di cerimonie, incontri ed eventi commemorativi e di riflessione, come era solito fare negli anni precedenti, soprattutto nelle scuole per i più giovani a causa dell’emergenza COVID-19. Lo scopo della “Giornata Della Memoria” è quello di non dimenticare mai questo momento drammatico del nostro passato di italiani ed europei, affinché, come dice la stessa legge “simili eventi non possano mai più accadere”.

Quindi qual è il modo migliore per ricordare questo giorno evitando assembramenti? Sicuramente leggere un libro può essere un mezzo per ricordare questa giornata. Quella del romanzo “Che cosa c’è da ridere” è la storia di Erich Adelman, un ebreo che decide di affrontare la deportazione nell’unico modo per lui possibile: sostituire al terrore la risata. Il suo obiettivo è quello di far ridere là dove la risata non potrebbe mai esistere.

Questa è la storia di un ragazzino ebreo, Erich Adelman nella Berlino degli anni Trenta che cresce in una casa dove non si ride mai. Erich nella sua vita desidera solo due cose: l’amore di Anita, la ballerina ritratta sulla cartolina regalata da un uomo senza gambe incontrato per strada, e diventare un comico di successo, calcando il palco dei migliori cabaret della Germania. E proprio nel momento in cui i suoi sogni sembrano potersi realizzare, si scontrano con la più abominevole delle realtà, la tragedia della Shoah.

E’ questo che vuole comunicare Federico Baccomo, scrittore, sceneggiatore di film e avvocato italiano, il quale riesce a tenere assieme comicità e tragedia, grazie anche a un grande lavoro di documentazione, regala una toccante storia di formazione ispirata alla storia di Erich, vissuta da moltissimi ebrei come lui che sfidarono il nazismo combattendo la violenza con l’arte, per continuare a sentirsi, nonostante tutto, esseri  umani.

-Immagina una stanza spoglia, molto ampia e illuminata. In questa stanza, la mattina presto, centinaia di persone sono state radunate per essere spedite lontano, in un altro paese, dove saranno ammazzate. Ora, però, la stanza ha cambiato aspetto. Il terrore ha lasciato il posto a un’atmosfera dolce di attesa, sulle panche uomini e donne chiacchierano tra loro. In questa stessa
stanza, c’;è anche un giovane prigioniero. È in piedi, al centro del palco, illuminato dai fari. Sa che deve concentrarsi soltanto sull’unica possibilità di salvezza che gli rimane. Fare ridere il comandante. Fare ridere il lupo seduto proprio lì, di fronte a lui, fare ridere il suo nemico.- da “Che cosa c’è da ridere” di Federico Baccomo.

Federico Baccomo firma per Mondadori la pubblicazione di questo romanzo nel gennaio 2021 durante un periodo di pandemia che sta distruggendo molte vite, proprio come una guerra. Leggere “Che cosa c’è da ridere” significa quindi accendere la speranza di poter tramandare fatti storici con una chiave che sia rispettosa, ma accattivante. E significa scoprire che si può giocare con le parole e rendere il messaggio più accessibile anche a chi guarda a quegli anni come a qualcosa di lontano, che ci siamo ormai alle spalle, soprattutto durante questo complicato 2021.