Il Sessantotto, storia sport, generazioni a confronto

Il sessantotto fu l’anno dei cambiamenti , delle contestazioni studentesche, delle lotte ideologie e sociali. E’ stato l’anno, in cui la massa ha fatto sentire la propria voce. Un vero e proprio movimento politico e culturale di carattere internazionale con valenze e obiettivi diversi, ma con un comune ideale di libertà, uguaglianza e soprattutto contro una società capitalista.

Il sessantotto è un vero e proprio periodo storico-sociale caratterizzato da una serie di ribellioni generazionali che hanno interessato intere nazioni dalla fine degli anni sessanta ai primi anni Settanta. Un anno, in particolare, che indica il movimento studentesco e della classe operaia che prese il via nelle università, nelle scuole, nelle fabbriche e nelle piazze, che contestava i valori tradizionali e le istituzioni. Le prime manifestazioni si ebbero nel 1964 negli Usa , con l’occupazione dell’Università di Berkeley, in California, in nome dei diritti degli studenti e successive rivolte scoppiarono nei campus universitari americani in difesa dei diritti civili, contro le discriminazioni razziali che colpivano gli afroamericani e contro la guerra in Vietnam. Fatto che divenne il filo conduttore di tutte le conseguenti manifestazioni: nel Terzo Mondo le lotte di liberazione in Africa e in America Latina , la rivoluzione cubana, Che Guevara, icona dei movimenti rivoluzionari di sinistra. In Occidente, Francia , Germania e Italia furono i paesi maggiormente interessati dal fenomeno.

In Italia ci troviamo nell’era del boom economico. L’ l’automobile, la televisione, le vacanze al mare erano lussi che ormai molte famiglie potevano permettersi. La stabilità economica e la serenità conquistate, tuttavia, non gratificavano i giovani , sempre più assetati di libertà, di uguaglianza tra i sessi, di rivoluzione contro i metodi e i contenuti della didattica e contro il potere del professore: ognuno è libero di fare ciò che vuole, purché non leda la libertà altrui, assoluta libertà sessuale, niente più ingressi e banchi separati nelle scuole tra maschi e femmine, sì al rossetto e al trucco per le donne, via il grembiule nero, esami alla pari tra il docente e l’allievo . Sono alcune delle rivendicazioni studentesche, da lì a breve la protesta si allarga a macchia d’olio in tutta Italia, scuole medie, superiori e università vengono occupate. Il primo marzo è considerato l’inizio del Sessantotto, ovvero la lotta contro il Sistema e tutti coloro che lo difendevano, una vera e propria guerriglia tra studenti e forze dell’ordine che portò alla morte di 148 poliziotti e 47 dimostranti.
Ad incoraggiare i giovani contribuirono la musica, la letteratura e lo sport: erano, quelli, gli anni dei Beatles, dei Rolling Stones, di Bob Dylan. In Italia, c’erano gli “urlatori”guidati da Celentano, inneggiavano alla libertà, alla parità dei sessi, alla lotta contro il razzismo. In quell’anno di grande impatto sociale furono le Olimpiadi di Città del Messico, iniziate con la protesta studentesca contro le ingenti spese sostenute per la realizzazione degli impianti.
Durante la cerimonia di apertura , gli studenti fecero volare un uccello e un aquilone nero, in segno di protesta, sopra il palco presidenziale . Il motivo principale per cui i Giochi Olimpici di Città del Messico sono rimasti impresse nella memoria collettiva , non è tanto per le imprese sportive , ma per il gesto dei due velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos , che durante la premiazione alzarono il pugno ,chiuso in un guanto nero , in segno di protesta contro il razzismo e a sostegno del movimento per i diritti civili. Il loro gesto divenne il simbolo della storia dello sport.
Tommie Smith, oltre che per il famoso saluto è ricordato come il primo atleta al mondo ad aver percorso i 200 metri in meno di 20 secondi, stabilendo un nuovo record superato nel 79 da l’italiano Pietro Mennea. Fu soprannominato The Jet, stabilì il record mondiale anche sui 400 metri piani. A causa del saluto fu espulso dai giochi olimpici e si vide costretto ad abbandonare la sua carriera avendo ricevuto numerose minacce di morte. Divenne giocatore di football americano e successivamente allenatore d atletica. Sono trascorsi oltre cinquant’anni e noi giovani di oggi siamo ben diversi da coloro che lottavano per un cambiamento radicale delle istituzioni, forse non ci crediamo, forse abbiamo sempre meno aspettative per il futuro. I ragazzi del ’68 non temevano la disoccupazione anzi credevano nel progresso, loro potevano cambiare le cose senza nessuna ripercussione, oggi andremmo incontro a condanne penali.

I giovani di oggi, di qualsiasi estrazione sociale o etnia , hanno la possibilità di studiare ma ci troviamo davanti all’impossibilità di trovare un impiego soddisfacente, quindi il nostro coraggio non sta nel manifestare e lottare per degli ideali ma nel lasciare il nostro paese e i nostri affetti, in cerca di lavoro. La nostra visone del mondo è ben diversa da quella dei giovani di allora, ciò non significa che dobbiamo arrenderci ed essere disinteressati, ma dobbiamo apprezzare e conoscere ciò che è stato fatto prima di noi.
Il ’68 ha segnato un cambiamento radicale per la nostra generazione, sia dal punto di vista
sociale che scolastico.

Giovanni Lo Monaco, III M