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India, istruzione scolastica contro lo sfruttamento dei piccoli minatori di mica

Dietro la produzione di minerali in India, si cela lo sfruttamento minorile, forse, non a tutti noto.

L’India ha la percentuale più alta al mondo di bambini sfruttati sul lavoro: oltre 42 milioni di bambini non vanno a scuola e più di 10 milioni sono costretti a lavorare. Il lavoro dei bambini garantisce il 23% del PIL del Paese: 30 milioni di loro vivono per strada. Il lato più oscuro delle produzioni illecite si può ritrovare nell’estrazione di un minerale luccicante che tutti
vediamo e utilizziamo ogni giorno senza rendercene conto: la mica. Questa è utilizzata nei cosmetici femminili, dal rossetto al fondotinta, in modo da renderli brillanti. Ma la bellezza di questi prodotti ha un lato che tutti noi non conosciamo o cerchiamo di ignorare.
Grazie alle inchieste e ai servizi di moltissimi giornalisti, oggi possiamo conoscere un po’ di quella verità tenuta perfettamente nascosta in India, nei territori di Bihar e Jharkhand. Zone famose per l’estrazione della mica, nonostante sia illegale: Il governo ha stoppato le licenze, ma i grandi gruppi mondiali lavorano nelle miniere senza i permessi.
“Appena torno da scuola vengo qui a raccogliere le pietre”. “Comincio alle 8.00 o alle 9.’00 della mattina e torno a casa la sera”. “Tutte le mie sorelle vengono qui”. Sono le dichiarazioni dei piccoli minatori che, inoltre, non conoscono il valore economico della mica che raccolgono e che vendono, invece, per pochi centesimi, quanto basta per non far morire di fame le loro famiglie.

A Bihar e Jharkhand sono numerose le miniere e le cave illegali di questo minerale che vale 700 dollari al kg, nella totale indifferenza allo sfruttamento minorile dei proprietari delle miniere e degli Stati coinvolti nella compravendita della mica.
Gli esportatori si limitano ad acquistare ciò che conviene a livello economico, anche illegalmente, per poter guadagnare quanto più possibile, senza badare a quanto tempo e lavoro hanno svolto i bambini. I minatori in India, non sanno che senza di loro non esisterebbero i cosmetici, ma ciò nonostante continuano a lavorare duro anche in assenza di condizioni igieniche- sanitarie adeguate e di sicurezza necessarie: lo fanno per sopravvivere. Sono bambini che  hanno anche meno di 6 anni, dovrebbero andare ascuola, giocare, avere tempo per riposare, e invece lavorano. Alcuni riescono a trovare il tempo per frequentare la scuola, ma la maggior parte di essi non ha mai messo piede in un’aula scolastica ed è probabile che non lo farà mai.
Oggi, fortunatamente, si conosce l’alternativa all’uso della mica. Nel quartier generale della Lush, una piccola multinazionale con sede nel Regno Unito, si produce la mica sintetica che ha gli stessi effetti di quella naturale. L’azienda inglese non avendo garanzie che la mica indiana non dipenda ancora dallo sfruttamento minorile, ha deciso di non importarla più.
Le organizzazioni internazionali si sono date da fare, ma hanno mezzi limitati.

Solo diffondendo il diritto all’struzione si può spezzare il circolo vizioso tra occupazione e povertà. La sfida è come garantire una formazione di alta qualità in modo che i giovani possano muoversi verso un futuro di lavoro dignitoso e remunerativo. Con il sostegno del Cesvi, è in corso una petizione online, che invita tutti nei paesi poveri a firmare accordi contro lo sfruttamento dei bambini e la promozione dell’istruzione di base. La petizione verrà
consegnata al governo italiano per fare pressione sul nostro Paese affinché si impegni a livello nazionale e internazionale per fronteggiare questa piaga.

 

Pezzi di minerali. Cristalli di mica, quarzo citrino, ametista e pirite. Ecco cosa
raccolgono i piccoli minatori nelle miniere indiane per riuscire a guadagnare pochi
centesimi al giorno.

Rachele Noemi Catania, IV F