Musica e cinema: universi paralleli o simbiotici?

Il ruolo della musica nelle produzioni cinematografiche.
Cosa occorre per rendere un film degno di nota? La risposta più banale, ma anche più immediata, sarebbe una sceneggiatura ben studiata, un regista eccezionale e un cast da Oscar. Ma quante volte capita di sentire una canzone e ricollegarla a un film? Quante scene sono divenute celebri grazie a performance di un personaggio?
La musica e il cinema sono strettamente correlati. I brani e sottofondi scelti hanno il compito di accompagnare la narrazione, così da renderla scorrevole ed esaltarne le immagini.
A partire dalla musica è possibile comprendere la natura della scena. Le note gravi richiamano tenerezza ma anche buio, pesantezza; quelle acute, al contrario, gioia e leggerezza. Ogni genere identifica un’opera: jazz metropolitano per le storie di gangsters, ‘charleston’ per le storie ambientate negli anni Venti, musica classica per i film in costume.
In base alla funzione, l’accompagnamento musicale può essere: empatico, se segue la storia in maniera coerente, contrappuntistico, in contraddizione con le immagini con il fine di suscitare un’emozione inaspettata, anempatico, indifferente alla narrazione.
Il cinema si serve spesso di convenzioni musicali ingaggiando compositori cinematografici che producano una colonna sonora per la pellicola. Brani come “Flashdance…what a feeling” o “(I’ve had) The time of my life”, pezzi che hanno segnato un’epoca, contribuiscono alla fama del film di appartenenza.

Esistono pure canzoni già esistenti che devono il loro successo all’accostamento scenografico. È il caso di “Oh, Pretty Woman” impiegata nella produzione omonima.
Ma chi si occupa di inserire le musiche di sottofondo? Il supervisore musicale ricerca e seleziona le canzoni che finiranno in un film o serie tv. La musica si divide in extradiegetica, che i personaggi non sentono, e realistica, udita dai personaggi tramite fonti visibili sullo schermo. La scelta inizia con uno studio della sceneggiatura ed un confronto con il regista. Alcune scene sono ideate in funzione di un brano, in altri casi i supervisori si immedesimano nei personaggi per creare delle playlist apposite, ipotizzando quali canzoni ascolterebbero se fossero persone reali. Ai supervisori è richiesta una conoscenza globale della musica, oggettività e capacità di persuasione, per convincere i proprietari a cedere i diritti d’autore dei pezzi. La strategia musicale è impiegata anche nelle serie tv per creare delle scene iconiche. La serie spagnola “La casa di carta” è riuscita a portare di nuovo in voga il canto popolare italiano “Bella Ciao”, legato al movimento partigiano della Resistenza al nazifascismo. Dal momento in cui i personaggi intonano l’inno, esso è diventato simbolo degli ideali di ribellione e rivincita cheguidano i protagonisti.

Testo e collage di
Maria Vittoria D’Antonio IV F