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10 Novembre 1917: la battaglia “fantasma” a Vidor dimenticata nei libri di storia

Di Siria Saurgnani

“Tremila soldati italiani, con impossibilità di scavare trincee sufficientemente profonde e poco armati, nonostante la grande inferiorità numerica, riuscirono per una giornata a bloccare un’intera divisione di circa dodicimila soldati tedeschi, ben armati e ben addestrati.” Queste parole provengono dal Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica, Dario Bordin, al quale è stato conferito il riconoscimento per l’impegno svolto, nelle ricerche storiche del Comune di Vidor, nonché autore del libro “La battaglia di Vidor nella Grande Guerra”, scritto in collaborazione con Ezio Tormena.  Attraverso la sua ricostruzione riusciamo a recuperare alcuni fatti, che segnarono l’eroica resistenza italiana dinanzi all’avanzata austriaca durante la Prima Guerra
Mondiale.

“Questa battaglia è senz’altro una battaglia minore se comparata alle altre grandi battaglie della Grande Guerra”. Bordin enuncia una delle motivazioni per cui questa  battaglia probabilmente, non viene citata nei testi storici. Anche se, a suo avviso, non è l’unica motivazione. Sembra infatti che la battaglia di Vidor non abbia avuto grande risonanza anche perché non fu una battaglia vinta, ma solo una “battaglia di momentaneo contenimento”, o ancora, perché avvenne in seguito alla disfatta di Caporetto, quindi in un periodo tragico per il fronte italiano. In seguito alla sconfitta di Caporetto, i soldati italiani furono costretti a portarsi sulla nuova linea del Piave.

Il 9 Novembre 1917, vennero fatti saltare tutti i ponti del Piave ad eccezione del ponte di Vidor , per permettere alle truppe italiane di retroguardia, che precedevano gli invasori e alle truppe che scendevano dal fronte Dolomitico ed erano in ritardo, di potersi nella riva destra del Piave. Questa strategia fu ideata per permettere alle truppe italiane di guadagnare tempo, poichè non avevano i mezzi e i numeri “per creare una linea di difesa ben strutturata e con sufficienti forze in campo”. Il 10 Novembre, le truppe della 12^ divisione Slesiana del gruppo Stein, tentarono di superare il ponte di Vidor, ma, nonostante le varie perdite subite, l’esercito italiano respinse gli attacchi, fino a quando non venne dato l’ordine di ripiegare. Ciò che, a parere di Bordin, è da mettere in evidenza, sono le singole vite dei soldati caduti, lo spirito del sacrificio e il “senso del dovere” delle truppe italiane, che fino alla fine hanno resistito e lottato anche rischiando, e perdendo la propria vita.

Nel corso di questa battaglia, sono morti oltre trecento soldati, tra i i più illustri, il Capitano Stefanino Curti di Imola, comandante della 221^ compagnia del  Battaglione Alpino Valvaraita, cui venne assegnata la Medaglia d’Oro al valore militare ed il Maggiore Ippolito Banfi , comandante dell’intero Battaglione Valvaraita ,cui venne conferita la medaglia d’Argento al valor militare.C’è da ricordare, però, che in totale le medaglie al valore per atti di eroismo in questa battaglia furono 72.

Siamo abituati a “studiare” la Grande Guerra dal punto di vista dei grandi generali che hanno guidato centinaia di migliaia di soldati, a criticare o esaltare le decisioni da loro prese, ma come sarebbe studiarla dal punto di vista di un soldato?