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Siamo tutti un po’ come Petrarca: “prigionieri che non vogliono lasciar andare le catene”

Siamo tutti un po’ prigionieri di qualcosa che ci fa male ma, che allo stesso tempo, non vogliamo lasciar  andare. Ci sentiamo quasi impossibilitati a slegarci oppure questo è semplicemente quello che vogliamo  credere. A volte siamo convinti di essere legati, altre invece ci leghiamo noi. È la scelta più semplice. Ci leghiamo a persone, vizi, cattive abitudini… ma nel peggiore dei casi ci leghiamo a dei ricordi: ad un  “come sarebbe andata se avessi agito così” che con il tempo si trasforma in un motivo di odio verso se stessi;  ad un “ero felice e non me ne accorgevo” senza accorgersi che in realtà si sta continuando a fare la stessa  cosa nel presente…e ancora; ad un “maledetto quel giorno” cercando di dare la colpa al destino.  Momenti del passato che siamo consapevoli non torneranno ma che continuano a tormentarci, e la colpa di  ciò è nostra. Si, solo nostra che glielo permettiamo. Proprio come Petrarca che permetteva ai suoi vizi di sopraffarlo, alla sua “pigrizia di cambiare” di tormentarlo e alla sua religione di fargli credere di dover per forza aspirare ad una vita ascetica. Ma la domanda è: chi è che ha le idee precise? Chi è che non si pente mai delle proprie scelte? Chi è che non si è mai trovato in bilico tra un “vorrei cambiare”, un “vorrei essere così” e un non voler abbandonare ciò che gli impediva di farlo? E voi? Si voi, l’avete abbandonato o continuate ad aggrapparvi a qualcosa che non è quello che volete soltanto per paura di  cambiare? Si parla tanto di fare il passo più lungo della gamba; chi è che non ha mai  sentito questa frase? Eppure, chi é che ha davvero avuto il coraggio di farlo?  Sono in pochi quelli che ammettono di non riuscire a lasciar andare qualcosa  o qualcuno. Ma, in fondo, fa parte della natura dell’uomo scegliere la strada più sicura,  quella che già conosciamo… tuttavia chissà quanti bei paesaggi ci stiamo perdendo. Ne vale la pena? È questa la domanda che dovremmo farci.  Petrarca, se avesse immaginato che non sarebbe mai arrivato a cambiare come avrebbe voluto, avrebbe  smesso di provarci o avrebbe preferito sacrificare ciò a cui era legato (l’amore per Laura) e che gli ha  impedito di cambiare (i peccati capitali come l’accidia di cui si è dichiarato colpevole)?  Credo che chiunque abbia visto tra i suoi versi almeno una situazione della propria vita e si sia trovato a  riviverla ringraziando il giorno in cui ha avuto la forza di lasciar andare le sue catene o negando di esserne  ancora volutamente prigioniero. Petrarca ha avuto la forza di non nasconderlo, anzi di evidenziare queste catene spirituali che, nel suo caso,  sono rappresentate dal dissidio tra il desiderio di un amore terreno e la volontà di un amore spirituale,  creandone una vera e propria opera d’arte che, dopo secoli, riesce ancora ad appassionare i lettori  permettendogli di rispecchiarsi, all’interno del “Secretum”, nel personaggio di Francesco interpretato da una  parte dell’anima di Petrarca. Precursore della capacità letteraria dell’uomo di analizzare la propria anima, Petrarca, è riuscito così ad  analizzare un po’ quella di tutti noi perché, nonostante le differenze storiche e le numerose innovazioni e  scoperte scientifiche, l’uomo non è mai cambiato, proprio come i suoi vizi.

 

Lucia Quagliero

3A Cambridge Liceo Classico G.B. Vico Napoli