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Smart working: intervista a un dipendente di un istituto bancario nazionale 

Quando è iniziata la sua esperienza di lavoro in smart working? 

“Da inizio marzo è ufficialmente iniziato per me il periodo di lavoro in smart working.”

Come si è sentita inizialmente? 

“Partendo dal presupposto che ero molto preoccupata per l’incombente emergenza sanitaria, ho a lungo sperato che fosse permesso di lavorare da casa, in quanto in ufficio non mi sentivo a mio agio ed accresceva così la mia paura.” 

Come si è rivelata l’esperienza? 

“Per li più positiva: si lavora di più e si è più concentrati, inoltre ci si può collegare comodamente per eventuali emergenze. La mia resa lavorativa si è ottimizzata e da casa mi sento protetta da eventuali rischi di contagio, senza contare la comodità di dover evitare gli spostamenti. Tuttavia riconosco la mancanza di scambio di informazioni e nozioni tra colleghi, che potrebbero facilitare il lavoro e alleviare le giornate più pesanti.” 

Vorrebbe tornare? 

“No, le comodità da casa sono impagabili e temo l’inevitabile confusione in ufficio.”

In questa situazione di clima di incertezza come ha vissuto questa esperienza?

“Non riesco quasi più ad immaginare la vita senza covid, ormai sono abituata a questa nuova routine.  Sarebbe bello poter mantenere in parte lo smart woking anche dopo l’epidemia per poter lavorare anche in vacanza o ad ogni modo lontani da casa. un rientro improvviso produrrebbe un effetto di sparsamente e dunque preferirei mantenere in una certa percentuale lo smart working.”

 

Di Francesca Piervitali