Campagna vaccinale Europea, cosa sta succedendo?

Ogni giorno sentiamo al telegiornale, sui social o anche stando in famiglia, notizie poco confortanti riguardo la campagna vaccinale organizzata dall’Unione Europea. La somministrazione delle dosi contro il Covid-19 è iniziata lo scorso 27 Dicembre ma guardando i numeri sembra che la situazione non sia migliorata moltissimo, a differenza di altri paesi alleati che si trovano avanti di settimane, se non di mesi.

Che cosa non ha funzionato? Quali sono le vere responsabilità dell’Unione? Per quale motivo all’estero sono così veloci nel vaccinare? Proviamo a dare delle risposte a questi quesiti.

La creazione di questi vaccini, unica arma effettiva per contrastare l’epidemia che ci ha colpiti, è arrivata in tempi record, infatti la tempistica media per la produzione di un classico vaccino può durare anche 10 anni, a differenza di quelli anti-covid che sono arrivati in meno di un’anno. Tutto ciò è stato reso possibile da un grandissimo lavoro comune, dalla perfetta organizzazione tra gli scienziati e dai massicci investimenti apportati dagli stati produttori che hanno favorito lo sviluppo del vaccino da parte di aziende private come la Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson e AstraZeneca. Questo impiego di miliardi di sterline e dollari da parte di nazioni come Inghilterra e Stati Uniti ha recato a loro un grande giovamento poiché essi saranno privilegiati nella somministrazione rispetto ai paesi acquirenti e, avendo aiutato le aziende residenti nei loro territori, riscontreranno un grande vantaggio economico, a differenza dell’Unione Europea che si è semplicemente preoccupata di prenotare vaccini che arriveranno a tutti noi tra molto tempo.

L’Unione, al posto di progettare malamente degli accordi con le case farmaceutiche, si sarebbe dovuta impegnare nell’investire per un vaccino firmato EU o al massimo per stipulare in maniera più efficiente i contratti, infatti la stessa presidente Ursula Von Der Leyen è stata costretta a scusarsi in seguito al risultato fallimentare della campagna vaccinale, affermando di esser stata troppo fiduciosa con le aziende produttrici (in particolare con AstraZeneca che ha causato dei gravi ritardi con le consegne) e vietando gli acquisti diretti da parte degli Stati e delle regioni per non creare particolari disuguaglianze nelle somministrazioni.

Caso totalmente differente è stato quello di Israele, massimo esempio di efficienza, che è riuscito già ad immunizzare il 50% della popolazione ed ha iniziato da più di una settimana a vaccinare anche i bambini; il vaccino scelto è stato quello di Pfizer e sarebbe costato 28$ a dose a differenza dei 2di AstraZeneca pagati dall’Europa (Pfizer è molto più efficace del vaccino inglese, fornisce ottimi effetti dalla prima dose e necessita di tempi inferiori per la seconda somministrazione).

Naturalmente, però, la vaccinazione non è in ritardo solamente per colpa dell’Unione, ma anche a causa delle carenze statali e regionali che hanno il compito di vaccinare la popolazione. Anche gli Stati più funzionanti come la Germania e la Francia si stanno trovando in difficoltà e lo stesso si può dire per le regioni, esempio tra tutte la Lombardia.

Secondo le grandi aziende farmaceutiche non ci saranno più ritardi nelle produzioni e se tutto andrà bene questo periodo finirà per la fine dell’estate, ma ahimè niente si può dire con certezza… l’unica cosa che sappiamo è che in alcuni casi la situazione epidemiologica poteva essere gestita meglio e che ciò che è successo ci sarà da lezione per le prossime pandemie mondiali.

Valerio Maximo Pietropaoli 3BX