Recensione del film “I miserabili”

l film “I miserabili” uscito nel 2019 ha come regista e sceneggiatore il francese Ladj Ly, il creatore di quello che poi sarebbe diventato uno dei film di genere drammatico più apprezzati del momento tanto da vincere il premio Goya come miglior film europeo. L’apertura del film ha presentato un gruppo di bambini che hanno assistito alla partita di calcio della nazionale francese.

Queste prime sequenze simboleggiano un’apparente stabilità e coesione sociale quando in realtà la disuguaglianza che c’è è molto elevata. Il film mostra una squadra di polizia composta da tre poliziotti: Gwada (Djibril Zonga), Chris (Alexis Manenti) e Stéphane (Damien Bonnard). Stéphane trasferitosi a Montfermeil, una periferia di Parigi, si ritrova catapultato in una nuova realtà. Infatti i suoi colleghi poliziotti Gwada e Chris non sembrano essere delle persone molto facili da gestire. Inoltre il quartiere dove Stéphane si trova a lavorare si rivela una realtà difficile in cui convive un’umanità composita caratterizzata da immigrazione, piccola criminalità, esclusione e marginalità, senza contare la fitta gerarchia che ricopre la città. La trama del film esplode nel momento in cui scompare da un circo un cucciolo di leone. Il cucciolo successivamente viene ritrovato e riportato al legittimo proprietario. Il ladro era un ragazzino di colore, che viene ferito dal colpo di pistola da Gwada, uno dei poliziotti, mentre cercava di fuggire per non farsi prendere. Intanto dall’alto il drone di un altro ragazzo sta riprendendo la scena, ma tutto si conclude con i poliziotti che riescono a tenere per loro la prova del fatto successo. Il ragazzino non muore ma rimane gravemente ferito e per vendicarsi il giorno dopo organizza un’imboscata ai poliziotti con tutti gli altri bambini della periferia. Il finale rimane aperto, infatti non si vede se il ragazzino alla fine uccide i poliziotti oppure se prova compassione per loro e ferma l’operazione. Ladj Ly per la realizzazione del film prese ispirazione dalle rivolte nelle strade di Parigi del 2005 e dalle periferie della capitale dove lui è nato e cresciuto. Egli in questo film riesce a collegare il cinema ad un un messaggio politico ben chiaro. Negli ultimi istanti del film compare una citazione dall’omonimo romanzo di Victor Hugo: “Ricordatevi di questo, amici miei. Non ci sono cose come le piante cattive o uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”.

Giulia Caramadre IIIBX