Telefono a disco, un mito da riconsiderare

Come le nuove tecnologie peggiorano le nostre abilità.
Non molti giovani si ricordano del vecchio telefono a disco, largamente utilizzato in Italia durante il periodo compreso tra gli anni sessanta e ottanta del ventesimo secolo.
Il telefono a disco combinatore fu il primo apparecchio telefonico a composizione selettiva. Inventato nel lontano 1896, era il primo tipo di telefono ad avere un sistema di selezione numerica. Il funzionamento era considerato più arduo rispetto ai modelli precedenti. Per fare una telefonata si doveva infatti sollevare la cornetta, verificare la presenza del segnale della linea telefonica ed infine si doveva comporre il numero dell’abbonato che si voleva chiamare. Componendo il numero telefonico, si mandavano degli impulsi al centralino, che avrebbe configurato la partenza della chiamata. Se la telefonata fosse stata diretta ad un utente nella propria area urbana sarebbe bastato comporre il numero e aspettare che l’altro rispondesse. Per chi volesse invece svolgere una telefonata interurbana, cioè al di fuori del proprio comune o regione, bisognava comporre il numero 14 per chiedere alla centralinista di farsi mettere in contatto con l’abbonato, comunicando la zona urbana e il numero della persona da chiamare (fino al 31 dicembre 1970). Precedentemente al telefono a disco, i telefoni erano dotati solo di cornetta e di una manovella. Erano più semplici da utilizzare poiché bastava alzare la cornetta e girare la manovella e avrebbe risposto direttamente la centralinista a cui si comunicava il numero da contattare di qualsiasi zona in Italia. La centralinista avrebbe poi unito le due comunicazioni per mettere in comunicazione gli utenti. I numeri di emergenza che conosciamo al giorno d’oggi: 112, 113, 115, 117, 118… nascono dall’utilizzo del telefono a disco. I numeri con le cifre più vicine al gancio di metallo di composizione erano quelli più rapidi da selezionare. Infatti, tutti i numeri a partire dal numero 1 in ordine crescente andavano ognuno ad allungare il lasso di tempo della rotazione del disco, con il numero 0 che
era il più lungo da comporre. Per questo motivo tutti i numeri fissi in Italia prima della teleselezione erano privi di prefisso urbano. Il primo telefono a disco distribuito in massa su tutto il territorio italiano fu il Siemens S62, comunemente noto come Bigrigio. Fu prodotto principalmente dalla Italtel a partire dall’anno 1962 fino alla fine della sua produzione nel 1993. Il telefono fu il primo apparecchio noleggiato dalla SIP (Società Italiana per l’Esercizio Telefonico), che veniva fornito a tutti gli utenti che richiedevano l’installazione di una nuova linea fissa. Nel 1985 si arrivò a contare ben 19 milioni di esemplari prodotti. È senza dubbio il telefono più caratteristico dell’Italia del dopoguerra. Oggi giorno grazie alla tecnologia possiamo evitare di comporre un numero con un disco, grazie all’ausilio dei pulsanti e della
rubrica digitale che diminuiscono le abilità del nostro cervello: un tempo ogni gesto corrispondeva ad una cifra e la nostra memoria era più allenata per ricordarsi i numeri da comporre. Attualmente tutti i telefoni a disco ad impulsi sono supportati solamente da linee fisse Telecom Italia.

Testo e foto di

Gian Marco Cacciola, IV F