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COVID 19: La profonda frattura tra il Sud e il Nord del mondo

Oggigiorno con l’arrivo del virus  SARS-COVID 19, sembra che le barriere che da millenni costruiamo per differenziarci siano state abbattute, poiché  la corrente pandemia non riesce più a delineare confini geografici e non è in grado di distinguere tra chi è ricco e chi è povero, colpisce tutti inevitabilmente, senza differenze di genere, di ceto o di luogo. Per questo possiamo definirci uguali di fronte alla malattia e alle conseguenze che quest’ultima trasporta con sé: il frequente bisogno della terapia intensiva e in alcuni casi  la morte.  Se invece il discorso lo si proietta su temi come le possibili soluzioni o le eventuali cure che ognuno può permettersi, il concetto di uguaglianza crolla tragicamente. In questi mesi abbiamo vissuto e siamo stati in grado di ascoltare, osservare le possibili soluzioni proposte dalle varie nazioni del mondo in merito alla pandemia, aspettando con ardore l’arrivo di un vaccino: lockdown totali, divisone del territorio in base ai contagi, chiusura di scuole o di qualsiasi attività di sostentamento e l’impedimento di qualsivoglia spostamento. Tutto questo istituito con unico scopo: ridurre i contagi, il numero di terapie intensive e le morti. D’altra parte questo è stato possibile solo grazie al sacrificio compiuto da migliaia di attività presenti,  che in nome della sanità , hanno scelto di chiudere per mesi, approvando inizialmente i decreti attuati e privandosi dei conseguenti guadagni; dunque, incrementando la povertà della popolazione. Nonostante ormai, anche i paesi con maggiori risorse economiche stiano inaugurando un periodo di profonda crisi economica,  vi sono presenti alcuni come il Congo o il Malawi,  in cui la povertà ha ininterrottamente regnato, in cui la prevenzione e il distanziamento sociale non possono essere garantiti, a causa delle precarie condizioni di vita e abitative, dove non vi è abbastanza spazio per contenere chi ne risiede. In circostanze come queste si rischia  molto spesso di sfociare in situazione in cui sono presenti assembramenti e in cui evitare il contagio appare impossibile, in quanto perfino l’accesso ai servizi sanitari adeguati è precluso. Tale motivo, è la ragione per cui soluzioni come il lockdown sono inattuabili, poiché, come già ribadito, la presenza di strutture abitative  sui territori scarseggia e  soprattutto perché la rinuncia ad un singolo giorno di lavoro, in queste zone del Sud del mondo, fa per davvero la differenza, equivale a un giorno di digiuno e alla mancanza di beni di prima necessità dapprima mancanti. Tramuterebbe dunque, in un giorno in cui si faticherebbe a definire la vita come tale. Per questa ragione al Governo , in queste zone del globo, è stata impedita l’istituzione di un lockdown totale, poiché le eventuali conseguenze sarebbero molto più catastrofiche, rispetto a quelle che lo stesso virus trasporterebbe. Inoltre ad aggravare queste drammatiche situazioni, è il dover fronteggiare ,oltre che al Covid, malattie già presenti sui territori come HIV, malaria e tubercolosi; le quali aggiungono tragiche sfumature ad quadro già di per sé angosciante. Nonostante questo, è evidente come alla corsa al vaccino partecipino solo i paesi con possibilità  economiche superiori o che hanno facoltà di scelta su alternative soluzioni per diminuire il contagio, rispetto alle zone povere del mondo in cui non vi sono vie di uscita, se non l’arrivo dell’attuale vaccino. In questo modo emerge totalmente la crepa che differenzia i  disagiati territori di continenti come l’Africa, al fronte del diritto alla salute, poiché in questo caso sono le condizioni economiche a capeggiare invece che l’imminente bisogno di una cura. Difatti è stimato che solamente il 10% delle popolazione del continente Africano riuscirà a vaccinarsi. Dunque è evidente come la frattura tra continenti come l’Europa e l’Africa, già  presente  nel mondo, sia sempre più profonda e che viene accentuata giorno dopo giorno dal silenzio di migliaia di giornali, programmi tv e blog online, che ignorano queste drammatiche situazioni o ne discutono superficialmente.  Per questo c’è bisogno di un azione immediate, che deve porsi come scopo l’aiuto di questi territori già da tempo disagiati, per una situazione di totale benessere internazionale.

 Flavia Panariello 3A Cambridge

Liceo classico G. B. Vico Napoli