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E-bullying, Stalking, il Denigration, il Thickery e il Sexting: un po’ di chiarezza

Il cyberbullismo è un fenomeno che ormai da anni si manifesta attraverso i social. Riguarda la condivisione di pensieri negativi da parte di persone contro un individuo ed è molto diffuso nella fascia d’età compresa tra gli 11 ed i 17 anni, ovvero quella degli adolescenti, dai quali i social media vengono utilizzati più spesso.

L’utilizzo principale che i giovani fanno della Rete è quello di accedere ai social network e alle varie applicazioni, come ad esempio WhatsApp o Instagram, per condividere immagini, testi, video e trasportare ogni istante della loro vita quotidiana in questi ambienti della comunicazione. I protagonisti del cyberbullismo sono: il cyberbullo, il ragazzo che compie l’atto dannoso, le vittime, coloro che subiscono e gli osservatori che assistono in maniera più o meno passiva. Esistono due forme di cyberbullismo: l’E-bullying diretto che consiste nell’uso di Internet per inviare messaggi minacciosi alla vittima e l’E-bullying indiretto, che consiste nel diffondere messaggi dannosi o calunnie sul conto della vittima. L’aspettò più preoccupante è il volersi nascondere dietro uno schermo e usare violenza attraverso la rete; il cyberbullo non è in grado di capire e percepire che il virtuale è reale e a volte, con l’anonimato, può persino sentirsi al sicuro o irresponsabile delle azioni che ha compiuto. Ci sono vari tipi di reati in rete, come lo Stalking, il Denigration, il Thickery e il Sexting. I cyberbulli possono essere persone che presentano difficoltà personali, scolastiche, difficoltà relazionali oppure avere dei veri e propri disturbi nella condotta, di contro le conseguenze sulla vittima sono: manifestare disagio attraverso sintomi fisici, come mal di pancia o continui mal di testa, chiusura, oppure segnali psicologici, quali incubi o attacchi d’ansia; gli osservatori, invece, che non si sentono affatto responsabili, a volte, vivono in un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali, insicurezza, scarsa autostima paura e ansia sociale. Come va combattuto questo fenomeno? Un modo è quello di condividere la propria esperienza, con i genitori, la scuola e farsi aiutare tramite associazioni e psicologi. La scuola offre appositi percorsi contro il cyberbullismo, dall’infanzia fino alle scuole di secondo grado, dove vengono fatti dei corsi sull’educazione alla convivenza. Come lo combattiamo? La risposta è l’educazione digitale.

 

Di Rebecca Masini