Uomo e ambiente: un rapporto spezzato nel tempo

Fin dall’inizio dei secoli, il legame tra uomo e ambiente è sempre stato protagonista della storia, un legame complementare, che nel corso dei decenni ha smarrito quella condizione di iniziale e perfetta armonia e che ad oggi sembra completamente perduto. Ragione per cui siamo quotidianamente sommersi da discorsi, notizie iniziative, che si pongono come unico scopo quello di rimediare agli errori passati e di trovare soluzioni per risanare abissali crepe prima che sia davvero troppo tardi. Ci siamo mai chiesti come questo legame possa essere stato interrotto così brutalmente? Cosa ha spinto l’uomo a rivoltarsi contro ciò che lo tiene in vita, noncurante di quello che lo circonda? Per rispondere a queste domande dobbiamo catapultarci al tempo delle popolazioni nomadi, in cui l’uomo viveva in sintonia con la natura, non sfruttandola ma bensì curandola, consapevole di essere dipendente da essa e in grado di rispettarla anche nei momenti di necessità, prelevando quel che bastava  per la sopravvivenza. L’arrivo dell’agricoltura, però, ribalta completamente questo equilibrio creatosi, difatti l’uomo inizia a pretendere dalla terra più di quanto essa fosse in grado di offrire. Dunque, si dà il via all’inizio di un’ era caratterizzata dal totale sfruttamento del suolo della superficie terreste, dei mari e della vegetazione, un’era che non cesserà mai di esistere ma che anzi si evolverà nel tempo con l’arrivo della prima e seconda rivoluzione industriale,  in cui quell’iniziale e semplice abuso delle materie prime si trasformerà in una vera e propria industria. In aggiunta abbiamo anche un altro elemento fondamentale, ossia l’aumento della popolazione direttamente proporzionale alla necessità dell’uomo di ingigantire il proprio ego, sfruttando e conquistando il globo, soltanto  per non sentirsi  insignificante in mezzo a cosi tanti individui. Notiamo, pertanto, come la convinzione del genere umano sia cambiata, da un iniziale consapevolezza di assumere un  ruolo marginale, alla presunzione di  considerarsi  necessario, onnipotente e indispensabile per la sopravvivenza della natura. L’egocentrismo, l’avarizia, il bisogno di potere, il continuo consumo e il desiderio di ottenere sempre di più sono le cause che ci hanno portato all’attuale crisi climatica, in cui inquinamento dell’aria, delle acque, del suolo e non solo sono  i protagonisti di questo drammatica  situazione che molti hanno comunemente deciso di intitolare “L’inizio della fine del mondo.” I motivi che ci hanno spinto negli ultimi anni a voler sensibilizzare la tematica ambientale, diffusasi soprattutto tra i giovani e nelle scuole, non sono mai stati  dettati da un sincera preoccupazione nei confronti della terra, bensì dall’egoismo umano, poiché ci si ritrova ad essere in pericolo per errori commessi da noi medesimi. Pertanto, si è verificata una profonda disconnessione tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, un legame che fatica a ristabilirsi e che ha bisogno di uno nostro sforzo e di un nostro intervento, affinché l’umanità o più in generale la natura non ne rimanga vittima.

Flavia Panariello 3A Liceo Classico Cambridge

Liceo G.B. Vico Napoli