Le restrizioni a scuola: cosa ne pensano docenti e alunni

Il CoVid-19 si è diffuso ovunque e ormai se ne parla moltissimo sia a scuola che sul lavoro: ha costretto a chiudere scuole, attrazioni, musei e tante altri edifici pubblici, ma ha soprattutto influito sulla scuola, perché le lezioni a marzo 2020 si sono trasformate in videolezioni (D. a D., didattica a distanza) e sono tornate poi in presenza per le scuole medie ed elementari dal settembre 2020.

Oggi ascoltiamo il punto di vista di alcune insegnanti e alcuni studenti dell’istituto Piero Gaslini di Bolzaneto intervistati sull’argomento.

La professoressa di matematica Valeria Manna pensa che sia utile il distanziamento con mascherina, ma dice che sarebbe bello fare anche delle attività all’aperto; per le attività in classe vorrebbe delle aule più grandi, visto che bisogna anche aumentare le distanze tra le persone. Rispetto all’anno scorso è cambiato molto perché non si può invitare una persona ad aiutare un’altra, però gli studenti sono più tranquilli perché adesso non si possono alzare dal banco.

La professoressa di lettere Carla Bianchi dice che è molto difficile rispettare le nuove restrizioni: “Purtroppo non possiamo fare gite né lavori di gruppo, come prima, unendo i banchi”.

Abbiamo poi intervistato un alunno, Andrea Gandini, secondo il quale le restrizioni vanno bene, ma dovrebbe migliorare la qualità delle mascherine, poiché dal suo punto di vista sono molto rigide. “Le cose sono cambiate dall’anno scorso: ora ci sono il distanziamento e le mascherine a cui ormai mi sono abituato; la classe è più calma”.

Un altro studente, Davide Sciara, dice che è molto importante rispettare le restrizioni; all’inizio dell’anno, appena ritornati a scuola, era strano, ma piano piano si è abituato a indossare la mascherina: “Le novità sono l’amuchina, la mascherina e la distanza, ma non è cambiato nulla oltre a questo”.

Alla fine delle interviste abbiamo capito che docenti ed alunni hanno  quasi le stesse opinioni sulle restrizioni e che tutti non vedono l’ora di tornare alla scuola pre-Covid19; i ragazzi soffrono durante la ricreazione perché,  senza la possibilità di muoversi,  si sentono come delle statue, mentre ai professori manca il lavoro in gruppo che si poteva praticare prima.

Simone Scalabrino e Samuele Villino