La comunicazione ai tempi della pandemia

Il mondo, da quasi un anno, come tutti sappiamo, è scosso dalla pandemia da COVID-19. Il virus ha cambiato completamente il nostro stile di vita, modificando orari, modi di lavorare, in una parola, le nostre abitudini. In questo periodo si parla non soltanto dei numeri che raccontano gli ultimi mesi segnati dal coronavirus, ma anche delle tante parole – lette, scritte, ascoltate – che sono state usate. Le vari opinioni, molto spesso discordanti, di virologi e scienziati hanno trasmesso molte volte dei messaggi errati. Infatti un’indagine svolta da un gruppo di ottanta esperti della società italiana Reputation Science ha passato al setaccio le dichiarazioni di medici, virologi ed esperti  degli ultimi dieci mesi, riscontrando che gli utenti ogni giorno venivano a contatto con 70.000 contenuti generati da esperti di virologia. Lo studio, inoltre, ha fatto emergere non solo un parte di contenuti generati dagli esperti estremamente rilevante, ma anche delle incoerenze nelle dichiarazioni rilasciate. Infatti il ruolo degli esperti deve essere quello di trasmettere le informazioni al meglio delle loro conoscenze per orientare i politici nelle decisioni fondamentali per poter superare la pandemia e invece questo eccesso di voci ha portato a disorientare ulteriormente. Ecco quindi che si pone un problema: quando si fanno delle affermazioni, bisogna tenere in considerazione le conseguenze che esse, inevitabilmente, hanno sull’opinione pubblica. Penso che al giorno d’oggi, le persone si lascino influenzare molto da quello che si legge o viene scritto sul web. Per quanto mi riguarda, ognuno è libero di esprimere la propria opinione senza essere attaccato a causa delle proprie opinioni e ha diritto alla libertà di espressione. Con questa affermazione, per me qualsiasi persona deve poter esprimere il proprio pensiero,  poter parlare liberamente e confrontarsi con altri pareri, senza sfociare nel disprezzo delle idee altrui. Uno degli esempi più recenti è quello di Charlie Hebdo, un periodico settimanale satirico francese, il quale punta alla difesa delle idee individuali e collettive. Charlie Hebdo è ricordato per gli attacchi terroristici nel 2015 poiché era apparsa una vignetta satirica con Maometto. Questa non è l’unica vignetta che ha suscitato scalpore nei lettori, ma la nota rivista parigina ha fatto parlare molto di sé quando nel settembre del 2016, in seguito al terremoto di Amatrice, ne pubblicò una nella quale erano state disegnate le vittime del disastro. Questo lezione a cosa  serve? A farci capire che, se è possibile fare satira, questa va fatta con delle regole, senza urtare la sensibilità delle persone, perché si rischia di venire meno ad un dovere essenziale: la responsabilità nei confronti dell’altro.

Francesco Gravino III A Cambridge

Liceo Classico G.B. Vico Napoli