L’estate che fece sognare l’Italia: “Mundial 1982”

Con questo articolo voglio riportare alla memoria quello che fu il contesto storico, politico e sociale dell’estate 1982, anno rimasto impresso nei ricordi di noi italiani per il celebre mondiale per nazionali organizzato dalla FIFA nella penisola spagnola. I giochi sportivi ebbero inizio il 13 giugno al Camp Nou di Barcellona, che ospitò in quell’occasione la gara tra Argentina e Belgio, conclusasi con il risultato di 0-1 per la formazione belga. La competizione terminò invece l’11 luglio con la finalissima: Italia-Germania Ovest, terminata con un 3-1 per gli Azzurri.

Ciò che invece viene spesso omesso riguarda le considerazioni sul periodo storico che gli italiani stavano attraversando, e da cui lentamente stavano uscendo: il nostro Paese stava appunto vivendo un’estate sconvolta dallo scandalo della P2, dal crollo del Banco Ambrosiano, dal suicidio-omicidio del banchiere Calvi a Londra e da una forte inflazione. Nello stesso arco di tempo si ripresentò la minaccia della Guerra Fredda, con l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica e la sua decisione di rivolgere contro l’Europa occidentale una moderna generazione di missili, provocando la reazione dell’Europa stessa. Nel 1981, inoltre, ci fu l’attentato al Papa polacco Karol Wojtyła, avversario dei regimi comunisti, i quali guardarono con astio la sua elezione al seggio pontificio. Tuttavia, dalle strade delle grandi città alle immense campagne, si poteva respirare la voglia delle persone di lasciarsi alle spalle tutto il peso degli anni di piombo e delle loro rivendicazioni. Era evidente la voglia di tornare a vivere, a divertirsi, a riassaporare la vita. E la vittoria di quel mondiale, a posteriori, fu esattamente questo: un segnale, chiaro e deciso, per un paese pronto a rialzarsi dalle proprie ceneri, per tornare a difendere il proprio tricolore, cucito sia sul petto di 22 ragazzi, ma anche sui cuori degli allora 56 milioni di italiani.

L’Italia, prima di arrivare all’ultimo atto della finale con la Germania, giunse all’apertura dei giochi con numerose critiche a causa degli insoddisfacenti risultati delle partite precedenti ai mondiali. Ma, nonostante ciò, ribaltò il pronostico, superò egregiamente la fase a gironi, per poi battere l’Argentina di Maradona, sconfitta per due reti ad una; il Brasile di Zico, battuto con il risultato di 3-2; e poi la Polonia in semifinale, sconfitta dall’inarrestabile armata azzurra con un 2-0. Ma infine eccola, lei, l’attesissima finale al Santiago Bernabeu di Madrid. La città dei sovrani di Spagna ospitava il culmine di un evento seguito a livello intercontinentale: ventiquattro nazioni, diciassette stadi, e tutto il mondo che ti guarda. L’emozione dei nostri protagonisti dev’essere stata imparagonabile, perché portare il tricolore è un onore riservato soltanto a 22 scelti e, di conseguenza, rappresenta anche un’immensa responsabilità. Ma il momento ormai era giunto, e trascinati dalle reti di Paolo Rossi (nonché capocannoniere del mondiale), Marco Tardelli e Alessandro Altobelli, l’Italia poté alzare la coppa più ambita di tutte al cielo per la terza volta nella sua storia. Gli Azzurri fecero un ingresso trionfale a Roma, accompagnati dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, celebrando la vittoria appena conquistata grazie ad una rosa straordinaria costruita dall’allenatore Enzo Bearzot: Zoff (7 presenze), Cabrini (7, 1 rete), Collovati (7), Scirea (7), Tardelli (7, 2 reti), Conti (7, 1 rete), Rossi (7, 6 reti), Graziani (7, 1 rete), Gentile (6), Antognoni (6), Oriali (5), Marini (5), Bergomi (3), Altobelli (3, 1 rete), Causio (2). Le riserve: Bordon, Dossena, Baresi F., Vierchowod, Selvaggi, Massaro, Galli. Quel mondiale ci lasciò dei ricordi indimenticabili, un’estate vissuta cantando e ballando sulle note di “Felicità” di Al Bano e Romina, saltando ed urlando ad ogni gol della nazionale, che riuniva tutte le famiglie davanti ad un televisore. Ma soprattutto il desiderio di ogni bambino di poter essere, un giorno, come il mitico Paolo Rossi, l’eroe di un mondiale diverso da tutti gli altri; un eroe ritornato da un’inattività di due anni, che, nonostante ciò, ci ha consegnato un mondiale, facendo apparire il calcio così semplice, diventando un esempio da seguire per tutti noi, per inseguire i nostri sogni.

A Paolo

Tommaso Romanò 4D cl

fonte immagine copertina: www.corriere.it