L’evento 0

Per tutti i tifosi di calcio questa situazione di coronavirus è stata davvero drammatica. Per mesi non hanno potuto vedere le proprie partite del cuore, no Champions League, no Serie A, no Europa League, no partite della domenica; al massimo si sono potuti limitare a filmarsi mentre palleggiavano in casa con la carta igienica. A tutto ciò si è arrivati per salvaguardare la salute di tutti, e questa è la storia di come una partita sia diventata una “bomba biologica” per il coronavirus.

Tutto ebbe inizio il 19 febbraio 2020, giorno in cui circa 40.000 tifosi dell’Atalanta si sono recati allo stadio San Siro di Milano per assistere ad una partita storica della loro squadra, in quanto una vittoria avrebbe permesso loro di accedere ai quarti di Champions League. In quella partita si affrontarono Atalanta e Valencia per gli ottavi di finale e la squadra italiana ne uscì vincitrice con un risultato schiacciante, 4-1. Questo grandissimo record della squadra di Bergamo però ha portato ad un enorme affollamento, sia per quanto riguarda le 40.000 persone allo stadio, sia per coloro che hanno visto la partita da casa, che sicuramente l’hanno guardata in compagnia: centinaia di persone hanno preso gli stessi mezzi pubblici, ognuno attaccato all’altro, baciandosi, abbracciandosi, urlando, cantando e bevendo dagli stessi bicchieri. Insomma, quella partita ha creato una tempesta perfetta, terreno ideale per la diffusione del covid-19. Di lì a poche settimane infatti, la situazione a Bergamo degenerò, divenendo la provincia più contagiata della regione più contagiata d’Italia (la Lombardia).

Il 10 marzo la partita di ritorno tra Atalanta e Valencia è stata giocata in uno stadio completamente vuoto, ma ormai il danno era fatto. L’Atalanta riesce a qualificarsi per la prima volta nella storia ai quarti di finale di Champions League ma Spagna e Italia, pochi giorni dopo, entrano ufficialmente in lockdown nazionale, bloccando per mesi qualunque tipo di evento, compresa la Champions stessa. Sei giorni dopo il match di ritorno, viene riconosciuta la positività al Sars Cov 2 del 35% dei giocatori del Valencia, e contemporaneamente Marco Sportiello (portiere dell’Atalanta) diviene il quindicesimo giocatore della Serie A ad essere risultato positivo al covid-19.

Questo evento disastroso ha dimostrato quanto fosse importante fermare ogni tipo di competizione sportiva, nonostante la delusione di milioni di tifosi in tutto il mondo.

Dopo un lungo periodo di attesa, si decise di far ricominciare le competizioni sportive, alla condizione che non vi fosse nessuno spettatore, al fine di evitare la bruttissima situazione vissuta con Atalanta-Valencia. La chiusura totale degli stadi però ha portato con sé diverse problematiche riconducibili al tipico senso di unione dei tifosi, che spesso si riuniscono fuori dallo stadio per dare supporto alla propria squadra del cuore.

Il 16 marzo 2021 avvenne però un altro terribile evento, che vede ancora una volta come protagonisti i tifosi atalantini. A Bergamo, infatti, in occasione della partita contro il Real Madrid (l’Atalanta avrebbe dovuto recuperare 1 gol di svantaggio) migliaia di tifosi scesero in strada, senza controlli né rispetto delle norme di distanziamento sociale. Dunque, l’errore commesso il lontano 10 marzo 2020 viene ripetuto, questa volta però con una maggiore consapevolezza, il che rende tutto ciò ancora più grave e colpevole. A mio parere bisognerebbe affrontare questo periodo con una maggiore coscienza collettiva, che sembra prendersi una pausa quando c’è di mezzo una partita di calcio.

Essendo io stesso un tifoso posso capire l’entusiasmo e il romanticismo che si prova durante una partita così importante, ma non accetto che ciò accada in questa situazione, dopo un anno intero di Covid-19.

Emanuele Smisi 4D cl