Covid-19: il virus che ha cambiato il mondo

Vi ricordate quando ancora si poteva andare a cena a un ristorante? Quando ancora si potevano organizzare feste con i propri amici? Quando ancora si potevano abbracciare i propri nonni? Quando ancora il coronavirus non esisteva?

A dicembre del 2019 non abbiamo dato molto peso alla notizia di questo nuovo “virus mortale”: il coronavirus, che attacca la zona dei polmoni e presenta molti sintomi (come febbre, tosse, perdita del gusto…) non ci siamo preoccupati più di tanto perché “tanto è in Cina”, perché “non arriverà mai in Italia”. Tutto questo fino a febbraio del 2020, quando anche l’Italia fu contagiata. “Le scuole saranno chiuse per due settimane, causa coronavirus”. “Due settimane di vacanza!”, ho pensato, “Che bello!” Due settimane di vacanza non erano niente male, avremmo saltato verifiche e interrogazioni. Dopo due settimane: “Le scuole rimarranno chiuse ancora una settimana, le scuole dovranno utilizzare un nuovo metodo di insegnamento didattico, al computer, tramite delle riunioni virtuali in modo da non rimanere indietro con gli argomenti”. “Oddio ma è un miracolo!!! Vacanze di un mese gratuite!” Devo ammettere che personalmente ero proprio contenta, come penso tutti gli altri ragazzi. Quando ci sarebbe ricapitato di fare quasi un mese intero di vacanze? La settimana dopo al telegiornale, stessa notizia, andò avanti così per settimane e settimane, finché le settimane si trasformarono in mesi e ormai la notizia della chiusura delle scuole non mi allettava più di tanto: la didattica a distanza era diventata quotidianità, le mattinate passate in casa iniziavano ad essere noiose, mi mancavano i miei compagni, i professori, ridere durante le lezioni, essere sgridata dai prof con le mie amiche, le comunicazioni delle bidelle che entravano in classe interrompendo le lezioni, i lavori di gruppo, l’ansia per le verifiche, la ricreazione… Iniziava ad essere un situazione stressante.  Da quel momento è iniziato un periodo tutt’altro che bello per tutti noi, il virus ha continuato ad espandersi sempre di più fino a essere definito una “pandemia mondiale”. Abbiamo assistito ad un aumento progressivo di contagi, prima 2 contagi al giorno, poi 20, poi 50, poi 200, poi 1000, fino ad arrivare al picco di quasi 25.000 contagiati in un giorno, che abbiamo raggiunto nel mese di marzo. La situazione non è migliorata nelle settimane successive: hanno chiuso i ristoranti, le discoteche, i bar, e tutti i posti affollati, mandando in miseria i proprietari e i gestori di queste strutture. “Non potete uscire di casa se non per necessità”. Questo annuncio mi spaventava, eravamo in una situazione surreale, obbligati a restare chiusi in casa. Non potevo vedere nessuno, se non quelle 2 o 3 persone che abitavano affianco a casa mia. Non potevo più fare la cosa che mi piace di più: correre. Non potevo allenarmi perché tutti i centri sportivi erano chiusi. Ogni tanto facevo qualche passeggiata nel boschetto dietro casa mia e quello era l’unico momento di svago in tutta la giornata. Credo che chi risenta di più di questa situazione siamo proprio noi ragazzi che, durante gli anni migliori della nostra vita, siamo obbligati a rimanere chiusi in casa e sì, so che alla siamo nelle nostre case, con i nostri comfort, la televisione, netflix, il cibo, il cellulare… Ma l’unica cosa che vorrei io, personalmente, in questo momento è uscire e divertirmi con i miei amici, e non posso; ma come me penso anche tutti i miei coetanei. Abbiamo iniziato a vedere una via d’uscita, nelle persone accresce una speranza con l’arrivo dell’estate. L’estate scorsa, infatti, il virus sembrava essere sparito, o perlomeno quasi: hanno persino riaperto le discoteche all’aperto, forse si sarebbe riusciti a tornare presto alla normalità. Al rientro a scuola non tutto però era tornato normale, non si andava sempre a scuola ma una settimana sì, una no, due sì, due no e così via… A scuola tutto era cambiato: i banchi erano tutti a distanza di un metro, bisognava tenere la mascherina SEMPRE, si poteva togliere solo per mangiare e solo fuori dalla scuola, nel cortile. 

Dopo ottobre, con il nuovo aumento di contagi, le regioni sono state divise per colore: gialla, arancione e rossa (in cui ci trovavamo).La zona rossa era quella con più restrizioni; quella arancione ti permetteva di uscire di casa ma non dal tuo comune e, le persone che vivevano dove vigeva la zona gialla erano le più fortunate. Questa distinzione non è mai stata definitiva, infatti ogni 2 settimane (circa) le restrizioni attribuite ai vari colori subirono delle modifiche.

Ed è così che ci siamo ridotti ad essere solo dei colori.

Da non molto hanno iniziato a distribuire le prime dosi di vaccini anche in Italia! Notizia più bella non si poteva sentire! I primi ad essere vaccinati saranno coloro che facevano parte del personale medico, poi gli anziani e via via tutti gli altri. Ora è marzo e hanno annunciato di nuovo la chiusura delle scuole… La settimana prossima diranno ancora che la didattica a distanza sarà prolungata? Non lo so io, non lo sapete voi, non lo sa nessuno. Tutti speriamo di ritornare il prima possibile alla normalità perché siamo stanchi.

 

Di Giulia De Biasi