Il Mazzamauriello e Zì Monaca

Oggi parliamo di una credenza molto diffusa nell’immaginario popolare di gran parte delle regioni centro-meridionali d’Italia: il “Mazzamauriello”, concentrandoci sulla storia di Nora, una monaca di Campobasso.

CHI E’ IL MAZZAMAURIELLO

Il mazzamauriello è un folletto alto non più di due palmi, con un viso lentigginoso e dispettoso, un paio di occhietti brillanti e traditori, un naso sottile rivolto all’insù, una bocca molto ampia e un mento assai sporgente. In testa porta un berrettino scarlatto con una nappa turchina pendente a destra, ed indossa un giubbetto verdognolo sopra dei calzoni che finiscono in un paio di stivaletti lunghi fino alle ginocchia.

LA STORIA DI ZI’ MONACA

A Campobasso, è diffusa la storia di Nora.

Era figlia unica di un carpentiere e di una filatrice di lana. Sin da bambina aveva avvertito una forte vocazione e, dopo aver perso entrambi i genitori, decise di farsi suora e seguire quello che sentiva dentro.

I suoi paesani cominciarono a chiamarla “Zì Monaca” e tutti la conoscevano con quel nome. Un giorno, dopo essere tornata a casa dalla messa, trovò un omuncolo basso che si presentò a lei come mazzamauriello. Nora, che aveva ascoltato diverse storie su questo essere (all’epoca ritenuto responsabile di sparizioni e violenze), rimase pietrificata. Il mazzamauriello era solito viaggiare di casa in casa per fare scherzi, molte volte poco simpatici. Poteva trasformarsi in vento per spostare oggetti, poteva infilarsi negli scaffali e far cadere tutte le suppellettili a terra. Aveva inoltre il potere di uccidere chiunque rivelasse ad altri di averlo ospite nella propria casa, attraverso un anello magico che folgorava le persone.
“Ciao Zì Monaca!”, così la salutò lo gnomo.
“Santa Vergine benedetta! E tu chi sei? Che fai qui? Vattene! Vai via da casa mia!” esclamò Nora.
“Sono Mazzamauriello ed abito in questa casa. Non devi temere nulla da me, basta che tu non dica mai a nessuno che sono qui. Anzi se avrai bisogno di me, chiama ed otterrai aiuto.”

Mazzamauriello appariva e scompariva più volte al giorno. Si sedeva sul pavimento, poneva i piedi in croce sulla nuca e in quella posizione camminava stando sui palmi delle mani. Altre volte poggiava le mani a terra e slanciava le gambe in aria, agitandole di qua e di là e girando su se stesso. Spesso si divertiva facendo dispetti alla monaca. L’afferrava per un lembo della veste o per il cordone, facendole fare giravolte; e se Nora reagiva sgridandolo, se la rideva e fuggiva via.
La monaca, il più delle volte, era infastidita dai giochetti dello gnomo che distraevano le sue preghiere, ma sopportava con pazienza temendo scherzi peggiori.

Così trascorsero molti anni, finché quel nano che girava per casa fece uno scherzo tanto pazzo che per poco Nora non ne morì. La monaca decise che non poteva più reggere al batticuore che le veniva procurato costantemente. Così il giorno seguente, si recò da suo cugino Menico per chiedergli consiglio e aiuto, poiché non se la sentiva di vivere ancora con Mazzamauriello per casa. Raccontò tutto, ed il cugino le consigliò di cambiare abitazione. Al ritorno, trovò tutta la sua roba imballata e pronta per essere portata via. Lo gnomo, appena la vide, disse: “Casa nuova, casa nuova!” e saltava e batteva le mani con fare cattivo. In quel momento, Nora ricordò qual era la punizione per chi osasse svelare la presenza di Mazzamauriello. Ebbe paura e cercò di scappare, ma venne fulminata dall’anello magico del folletto e cadde a terra morta.
Da quel giorno, nessuno più volle abitare quella casa per paura degli spiriti.

Ancora oggi, quando si passa davanti a casa di Zì Monaca, ci si fa il segno della croce e si pronuncia la preghiera: “Croce janca e croce nera, Ru dejaure ze la carreja” (Croce bianca e croce nera, il diavolo se la porta).

Lorenzo Di Nicola